Aguzzo, i sassi diventano poesia

Si dice che a volte basta un sasso… C’è chi li cerca di forme strane per collezionarli, chi li leviga, chi li dipinge. Ad Aguzzo, frazione di Stroncone di un centinaio di abitanti, con un carretto di sassi ci hanno fatto un’opera per i posteri. E’ un vicoletto a gradini

che sta proprio a fianco della chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo, che insieme al castello che fu degli Orsini basterebbe a testimoniare l’antichità di quel paesello. La chiesa è del 1100, ed Aguzzo, allora, si chiama Vacutium. Quel nome originario, anzi, si perpetua nella memoria del posto, visto che Aguzzo e per la gente di lì, Vaguzzo.
I sassi sono stati raccolti nella campagna attorno a Aguzzo, un territorio fatto di colline coperte di querce e abeti. Sono stati usati per pavimentare il vicoletto che, inerpicandosi in salita, è fatto a scale. Un’operazione che non dev’essere costata molto, nel 2004, quando è stata compiuta, ma che ha un grande significato perché quei sassi vogliono gratificare la vita di lavoro di una comunità. Immancabile la targa esplicativa, una targa in metallo di pochi centimetri quadrati fissata con quattro ribattini sul cemento che lega i sassi. Esplicativa, seppure scritta in dialetto: “Sti sassi dalli campi cacciati – vi è stato inciso – e poi ardunati tirati quassù murati e poi sbragati. L’ho raccolti ancora, e a desiderio dell’abitanti , bene lu Sindaco che li volle a serciati”.  Chi è l’autore del lavoro e del “messaggio” non è indicato, a meno che il compito non sia stato in qualche modo affidato a quella sigla “mvm” incisa accanto alla data di posa della targhetta che indica “Vaguzzo Febbraio 2004. Di chiunque si tratti c’è da dire che ha trasformato un carretto di sassi in poesia. “Lu Sindaco”, quello di Stroncone, era al tempo Eulero Liorni. Così, tanto per la cronaca.

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