In cinquantaquattro a giudizio per l’assassinio di un agente

Cinquantaquattro, mica uno! Tanti i colpevoli secondo la magistratura perugina di un omicidio maturato – probabilmente – nel clima esasperato dello scontro politico tra fascisti e antifascisti nel 1921. 

L’assassinio era avvenuto in prossimità di Orvieto, nel mese di maggio del 1921: Enrico Cicconelli, un agente investigativo, fu ucciso in un’imboscata che si disse “tesa da comunisti” con un colpo di fucile da caccia trasformato in arma distruttiva dallo speciale tipo di cartuccia utilizzata dallo sparatore: al posto dei pallini di piombo era stata caricata infatti con teste di chiodi

cinquantaquattroUn colpo che straziò Cicconelli il quale morì all’istante. Ad Orvieto si era recato per far visita alla madre malata.

Dopo il fatto si procedette ad un’ondata di arresti. Tre mesi durò l’istruttoria, fino a quando  il Procuratore del Re del Tribunale di Perugia, depositava il 5 ottobre 1921 le conclusioni dell’indagine con la proposta di rinvio a giudizio davanti alla corte d’assise di Perugia di ciquantaquattro persone ritenuti a vario titolo responsabili della morte dell’agente investigativo

Tempi caldi quelli della tarda primavera del 1921. Gli animi erano tesi e incattiviti dal conflitto politico fra i fascisti da una parte e socialisti e comunisti dall’altra. Disordini, scontri, sparatorie erano all’ordine del giorno in tutta Italia. Il Corriere della sera, istituì una rubrica giornaliera, una specie di bollettino che aveva come intestazione un titolo significativo “I Conflitti”. Da quel “bollettino “ giornaliero sono tratte le cronache che riguardano fatti verificatisi in Umbria in quel periodo. (–>)

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