Banconote false per pagare le messe, ma i soldi di resto erano buoni

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5 dicembre 1886

Devota? Molto di più. Praticamente era una di quelle donne che ai tempi si definivano “Bizzoche”, di solito signorine anziane che passavano quasi tutto il loro tempo in esercizi religiosi e visite in chiesa. Lei in pochi giorni s’era fatto il giro di tutte le chiese di Perugia per essere presente quando il prete diceva, su richiesta della donna, una messa. Erano messe per onorare la memoria dei propri cari defunti, quelle che la “bizzoca” ordinava. Pagando, s’intende.

E proprio qui sta il “busillis”, nel pagamento.

La mattina del 5 dicembre del 1886 la signora si accingeva ad entrare in chiesa, come faceva sempre più spesso. Ma le si avvicinò un agente della questura di Perugia. “Signora favorisca i documenti”, le intimò. E poi: “Mi segua in questura”. Lì le comunicarono che era in arresto. Il fatto era che le messe le pagava sempre con banconote di grosso taglio, ricevendo una discreta somma come resto. Solo che i soldi del resto che il parroco le consegnava erano buoni, mentre i biglietti che lei “mollava” erano tutti falsi.

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