Aliena, i partigiani e un pozzo provvidenziale

“Qui? Siamo tre famiglie. E basta. D’estate? Sì, diventiamo un po’ di più, ma mica tanti, eh”. Aliena è un gruppetto di case, su una collinetta che costeggia la strada provinciale che da Cascia porta verso Norcia. Di domenica mattina non c’è nessuno, a parte un anziano che sta scendendo a piedi verso la strada. Sta uscendo da quel gruppetto di case. Per entrarvi nel mezzo c’è da percorrere una strada stretta, in ripida salita e si arriva sulla piazza. Forse cento metri quadrati, forse meno. C’è una bella chiesa, dedicata a Sant’Eutizio.

Aliena frazione di Norcia
Aliena, Norcia. Le iscrizioni sulla torre campanaria

La porta è chiusa. Due piastre incastonate nell’intonaco su un fianco del campanile fanno un po’ di storia; “A lode di Dio e di S. Eutizio Abate, curante Isidoro Ricci Parroco, coadiuvante il popolo, la chiesa fu adornata di fronte e fornita di organo, le campane rifuse più belle, la casa parrocchiale ampliata e rinnovata e questa torre dalle fondamenta eretta l’anno MDXXXLXVIII”. 1868, un bel sacrificio per i parocchiani che ci hanno messo soldi e lavoro, par di capire. Opera di cui andavano fieri cent’anni dopo, come ricordano in una seconda epigrafe: “Nel primo centenario la comunità di Aliena ricorda con orgoglio l’opera dei suoi avi”.
Dovrebbe esserci un pozzo, nelle vicinanze. Ma forse è stato chiuso e, comunque, non esistono tracce immediatamente visibili. Eppure quel pozzo se lo è ricordato per tutta la vita Riziero Rossi, un partigiano ternano che faceva parte del comando della Brigata Gramsci. Grazie a quel pozzo si salvò la vita, anche se gli toccò passare cinque ore sul fondo, immerso nell’acqua fino al collo. Riziero insieme alla famiglia e ad una famiglia di partigiani slavi si era rifugiato ad Aliena dopo essere sfuggito per un pelo ai nazifascisti a Cascia. Il comando s’era provvisoriamente trasferito lì, ad Aliena. Ma non c’era un posto che poteva dirsi tranquillo, in Valnerina, per i partigiani. I tedeschi battevano palmo a palmo tutta la vasta zona ed arrivarono anche ad Aliena. Ha raccontato Laura Rossi (la testimonianza fa parte di una raccolta di memorie dovuta all’iniziativa della sezione “Mauri” dell’Anpi di Terni) di come il 30 marzo del 1944 il piccolo centro fu circondato dai tedeschi: “perquisirono le case, cannneggiarono il bosco dove ci trovavamo insieme ai paesani terrorizzati per il timore di rappresaglie”.

Liberazione Valnerina Brigata Gramsci
Partigiani della Brigata Gramsci in Valnerina

Il 2 aprile, domenica della Palme, il risveglio ad Aliena fu dato alle 5 del mattino dalle autoblindo tedesche che avanzavano, disposte a semicerchio, verso l’abitato. “Riuscimmo a rifugiarci dentro la chiesa un attimo prima che le autoblindo arrivassero sulla piazzetta… Restammo nascosti per più di tre ore mentre i tedeschi perquisivano tutte le case alla ricerca di partigiani e armi. Si udirono all’improvviso raffiche di mitra e grida, infine una terrificante deflagrazione che oscurò l’aria per il fumo e le fiamme”. Era stata fatta saltare in aria la casa che era diventata temporanea sede del comando di Cascia della brigata partigiana. Un’esplosione talmente potente che distrusse anche le due case vicine. “Uscimmo all’aperto, tra la gente che urlava… Chiesi di mio marito e dei partigiani slavi, ma nessuno li aveva visti. Credemmo che fosse morto nell’incendio”. Poi qualcuno gridò “C’è un uomo nel pozzo”. “Lo tirarono su – continua il racconto – era mio marito che per cinque ore era rimasto immerso nell’acqua fino al collo… Cianotico e mezzo congelato si avviò verso la montagna dove trovò una capanna di carbonai che lo soccorsero”.
Molto peggio andò invece a due partigiani slavi: non fecero in tempo a scappare. Furono fucilati.

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