Bastardo e i misteri del Ponte del Diavolo

“Ponte der diavulu? Sta propriu qqui sotto… vai cendo metri più avandi po’ jiri jù dentro quillu depositu de mattoni, ferri, cimendu… Ma è ‘n pondicellu, picculu”. Eh, piccolo! La signora – sull’ottantina – che a Bastardo, popolosa frazione di Giano dell’Umbria, abita proprio vicino a quel ponte, evidentemente fa il paragone con i moderni viadotti, quelli che si vedono in televisione ogni tanto magari, com’è successo poco tempo fa, perché è quasi venuto giù un pilone di sostegno.

Bastardo (Giano) Ponte del Diavolo flaminia
Bastardo (Giano) Ponte del Diavolo

Al Ponte del Diavolo, una cosa del genere, non è successa mai. In più di duemila anni. Infatti fu costruito dai Romani nel II secolo avanti Cristo, quando nacque la Flaminia. Il tracciato originario, quello che oggi, in Umbria, è nominato come il “diverticolo occidentale” della consolare e che per secoli fu l’unico. Poi, per scopi soprattutto militari, si costruì l’altro percorso, quello che va per Spoleto, ossia “il diverticolo orientale” e che ancor oggi è la SS n.3 Flaminia.
I costruttori Romani, nel realizzare quel ponte, non badarono a spese: per oltrepassare quello che oggi è un rigagnolo (ma forse allora non era così) hanno costruito un sovrappasso largo quasi quindici metri e lungo nove. Con un solo arco che ha una luce di quasi tre metri e mezzo. Composto di spallette e parapetti poderosi ed utilizzando per questo grossi blocchi di pietra squadrata.
Il Ponte del Diavolo, oggi, è all’interno di un’area privata adibita a magazzino-deposito di materiali per l’edilizia. E’ quasi del tutto nascosto dalla vegetazione, ma, con un po’ di attenzione è individuabile dalla provinciale che porta verso Bevagna. Per poche decine di metri è oltre il confine tra Bastardo e località Cavallara, e quindi in territorio non di Giano, ma di Gualdo Cattaneo cui la Cavallara appartiene.
Ma perché quel nome? Che c’entra con la Flaminia Romana? E’ uno dei tanti “Ponte del Diavolo” esistenti in Italia. Nomi nati dalla fantasia popolare, in tempi passati sempre pronta a vedere la mano del diavolo nella costruzione di opere di una certa dimensione, o comunque di una dimensione notevole rispetto al luogo. La leggenda è sempre la stessa: il diavolo è intervenuto dando una mano a costruire il ponte (cosa altrimenti impossibile proprio per le dimensioni) ma ha preteso l’anima del primo essere vivente che lo avrebbe attraversato. Diavolo sempre gabbato, in una qualche maniera, visto che le leggende riferiscono immancabilmente che fu un animale ad esser sacrificato. Per stabilire che non si tratta
Per il Ponte del Diavolo di Bastardo-Cavallara di leggenda ce n’è pure un’altra: se una donna si fidanzava mentre era in ginocchio sopra il ponte avrebbe avuto un matrimonio bello e duraturo.
Non manca il “mistero” d’ordine “scientifico. Una scritta, incisa su una delle grosse pietre squadrate del ponte. ’antica pietra: in parecchi si son fatti venire gli occhi rossi per leggerla. Altrettanti il mal di testa per cercare di capirla, ma la conclusione è che grafia, datazione e significato restano incerti. Un turista nemmeno la trova, quella scritta, ma per alcuni studiosi essa è M.V.S.NC, per altri M.V.S.NG.; c’è chi al posto della N legge il numero IV e chi dice che la grafia giusta è VII.S. IUG ossia sette iugeri e mezzo, due ettari. Ma di che? Fattostà che comunque la spiegazione ufficiale è che non ci si è capito niente.

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