Collescipoli “capitale” del Comintern

Sulla carta geografica dell’Europa appesa ad una parete, una grossa freccia ed un cerchio rosso  indicavano un nome: Collescipoli. Questione che desta non poca sorpresa, anche perché quella  carta geografica era appesa alla parete di un ufficio di Mosca: quello del Comintern, l’organizzazione della Terza Internazionale comunista. Era vero? Nel 1925 ci fu chi la raccontò così e sembra che proprio a Collescipoli

avesse sede una delle sezioni tra le più attive ed importanti del Comintern in Italia. Sarà stata la vicinanza con Roma? O la scelta aveva trovato fondamento sulla tradizionale vocazione rivoluzionaria dei collescipolani che furono garibaldini particolarmente attivi e a stretto contatto col Generale?

Collescipoli
Collescipoli

Era il 30 ottobre del 1925, quando L’Unità riferì una notizia cui era stato dato grande risalto sul magazine – si direbbe oggi – Epoca, la “fascista Epoca”, sottolineava il giornale fondato da Antonio Gramsci. Epoca aveva raccontato pochi giorni prima di «una brillante operazione» compiuta «da alcuni militi romani» i quali avevano scoperto e cancellato un «vasto movimento sovversivo». Un complotto talmente importante che dell’operazione s’incaricarono i fascisti di Roma e non quelli di Terni, anche perché era «al comando della decima zona della milizia nazionale dell’Urbe» che «era pervenuta notizia che a Terni e nel limitrofo comune di Collescipoli alcuni comunisti tentavano di riorganizzare la loro più che disgregata compagine».
Fu così che i militi romani escogitarono un piano “diabolico”: alcuni di loro si finsero comunisti ed aderirono al movimento, partecipando a varie assemblee. Fu in queste occasioni che potettero rendersi conto di quanto le cose fossero andate avanti: nei locali dove si tenevano le assemblee c’erano pacchi di giornali di propaganda, tessere ed elenchi di comunisti. Non solo: i fascisti romani ebbero la possibilità di constatare che gli ordini arrivavano alla “centrale di Collescipoli” direttamente dal Comintern insieme a «parecchio denaro». Chiaro: non c’era tempo da perdere. Era ormai arrivato il momento di agire. Alcuni ufficiali della milizia avvertirono i carabinieri e, tutti insieme, fecero irruzione «in un remoto locale di un quartiere eccentrico (nel senso di periferico, ndr) di Terni» dove si teneva l’assemblea generale cui partecipavano «ben 25 comunisti guidati dall’onorevole Giuseppe Sbaraglini». Ci fu irruzione: «La commedia è finita. Siamo ufficiali e militi della milizia nazionale. Alto le mani; e silenzio». Furono arrestate ventisei persone, tra le quali l’ex deputato Sbaraglini, «e i noti fratelli Monghini di Collescipoli, nonché Gino Cacace e Urbinati». Furono sequestrati seimila lire, opuscoli di propaganda, tessere, ruolini e diverse rivoltelle. Riferita la notizia così come pubblicata da Epoca, l’Unità commenta: «È necessario rilevare che il “complotto sovversivo” dell’Epoca è fatto di una serie di grosse balle infilate l’una dietro l’altra». Un’operazione di propaganda, insomma, anche perché _ aggiunge l’Unità _ «Sugli arresti denunziati dal giornale fascista nessuna notizia abbiamo da nostra fonte». Era davvero una balla colossale?
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