Provincia di Terni, solo nel 1952 il primo presidente

Terni, si costruisce il Palazzo del Governo, sede della Provincia. Si dovette aspettare per ben venticinque anni prima che la Provincia di Terni avesse un consiglio ed un presidente eletti dalla gente. Era stata, sì, istituita nel 1927 ma solo nel 1952 i cittadini degli allora 32 Comuni che la costituivano ebbero, per la prima volta,

la possibilità di votare per i consiglieri provinciali. Fino ad allora s’erano susseguiti diversi commissari di nomina prefettizia e solo dopo la liberazione s’istituì una deputazione provinciale di cui fu presidente l’avvocato socialista Piero Tentoni.
Il 30 luglio 1952, quindi, a Terni fu registrata una grossa novità: esisteva, finalmente, anche un consiglio provinciale che al suo interno elesse il presidente, quattro assessori effettivi e due supplenti, così come previsto per legge che legava il numero dei componenti della giunta a quello degli abitanti.
Alle elezioni non ci fu storia: a Terni le sinistre ottennero più del 64%. Rutilio Robusti, esponente del Psi, già sindaco di Narni, fu il primo presidente della Provincia. Del primo consiglio facevano parte, tra gli altri, Fabio Fiorelli e Alberto Guidi, personaggi che nella politica ternana e umbra svolsero, in seguito, un ruolo di primo piano.
Al voto si andò alla fine di maggio. Furono elezioni incandescenti. Si trattava, sì, di una consultazione amministrativa, ma era il primo test dopo lo scontro del 1948 tra le sinistre alleate nel Fronte e la Dc, che vinse.
Figurarsi il clima in una città rossa come Terni, dove negli ultimi quattro anni si erano registrati scioperi politici massicci, con interventi duri da parte della polizia. Tanto duri che c’era scappato pure il morto, quando nel 1949 l’operaio Luigi Trastulli, poco più che ventenne, rimase ucciso dopo una sparatoria dei questurini in viale Brin. Non fu quello l’unico scontro con la polizia. Altri ce n’erano stati e non solo di natura politica come quelli contro l’adesione dell’Italia alla Nato. C’era anche da difendere il lavoro, il pane quotidiano per migliaia di famiglie. Già nel 1949 più di cinquecento operai delle acciaierie erano stati mandati a casa. Tra il 1948 e il 1951 il settore siderurgico della Terni era sceso da 7.402 dipendenti a 6.042. Nel 1952, appena cinque mesi dopo che l’amministrazione provinciale per la prima volta eletta era entrata in carica, furono mandati a casa altri 747 operai. Si apriva quella fase violenta e terribile di riduzione di manodopera che culminò nel licenziamento dei “Duemila” nell’ottobre del 1953.
L’amministrazione provinciale appena nata si trovò ad affrontare una fase difficilissima della storia di Terni, della sua provincia, dell’intera Umbria, giacché pure l’area perugina traeva dalle attività della Terni o a essa collegate una fetta consistente delle proprie risorse. In un clima così teso, a rendere la battaglia più aspra si aggiunse il tentativo – riuscito in numerosi Comuni minori del Ternano e dell’Umbria – di varare per le amministrative del 1952, liste che vedevano alleati con la DC, esponenti monarchici e del Movimento sociale. Reazioni sdegnate si levarono alla voce secondo cui tra i candidati al Comune di Terni potesse esserci Elia Rossi Passavanti, che negli anni Venti era stato capo del Partito Fascista, deputato eletto nel listone, podestà. Passavanti fu però anche colui che perseguì con impegno costante l’ “elevazione” di Terni a capoluogo di provincia, spendendo tutte le sue energie e pressando incessantemente Mussolini col quale era in stretti rapporti.
Dopo novant’anni, l’ente Provincia è tutta un’altra cosa.
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