Il sergente, in forza alla nona batteria di artiglieria, aveva protestato col tenente a seguito “delle aspre censure che il tenente gli infliggeva”. La riposta, alle rimostranze, fu la prigione: quindici giorni di cella di rigore. Il sergente, in effetti, reagì, ma il tenente Ansante dopo averlo pesantemente insultato lo prese a schiaffoni. Ma agli arresti ci finì lui.
S’innescò quindi una serie di passaggio di competenze su chi potesse giudicare l’operato dell’ufficiale. Il maggiore Incoronato, comandante della brigata a Terni, trasmise gli atti al comandante del reggimento, il colonnello De Rada che era di stanza a Foligno. Quest’ultimo decretò l’arresto del tenente, per un giorno, mentre il sergente si fece 10 giorni di sala di disciplina, per essere successivamente trasferito a Foligno e da qui mandato il licenza a Giuliano di Napoli, la sua città, per due settimane, passate le quali prese servizio presso una caserma di Capua.