Da allora, fino a quando la Provincia di Terni non l’acquistò dagli eredi, Villalago rimase inutilizzata. Era stata costruita alla fine dell’800 su progetto dell’architetto fiorentino Giuseppe Boccini. Più piccola, è praticamente identica a Villa Montesca, vicino Città di Castello, che Boccini progettò, sempre per i Franchetti, qualche anno prima. Ben più celebre della “sorellina” piedilucana, se non altro perché vi fu ospitato uno dei primi corsi di Maria Montessori e perché lì si insegnava, gratis, a leggere e scrivere ai figli dei contadini. Leopoldo Franchetti, che ne era il proprietario diretto, era un filantropo e non a caso stabilì che alla sua scomparsa a quei “coloni” passasse la proprietà dei poderi che coltivavano.
Villa Montesca e Villalago erano in origine le residenze di villeggiatura della famiglia Franchetti, arrivata in Italia da Tunisi nel corso del 1700, cui fu concessa la baronia da parte di Vittorio Emanuele secondo re di Sardegna, e non ancora d’Italia, nel 1858. Baronia che spettò ai due fratelli Franchetti, Abramo ed Isacco. I figli di quest’ultimo, Leopoldo e Giulio, decisero la realizzazione delle due ville in Umbria. Leopoldo fu deputato e senatore più volte eletto nel collegio di Perugia, autore con Sidney Sonnino di una ricerca sulle questioni meridionali, che resta ancor oggi un testo fondamentale. A villa Morlesca si trasferì quando sposò Alice Hallgarten, di New York, che aveva quasi 30 anni meno di lui. Scomparso Giulio, la villa di Piediluco passò di pertinenza ai figli di Leopoldo: Eugenio, Lorenzo e Paolo e fu da quest’ultimo eletta a propria residenza.
Quella dei Franchetti è famiglia molto presente nella storia d’Italia degli ultimi tre secoli, anche per merito dei cugini di Leopoldo, i discendenti di suo zio Abramo. Tra questi, ad esempio, Raimondo sposò una Rothschild e si ritirò a vivere in una villa del Settecento vicino Treviso, Villa Albrizzi. Il figlio, Alberto, è definito «il più geniale dei Franchetti»: musicò, tra l’altro, La figlia di Jorio, ed è l’autore di Cristoforo Colombo, opera rappresentata nel 1992 a New York per la celebrazione dei 500 anni dalla scoperta dell’America. Vita movimentata la sua: grande passione per le donne (ebbe tre mogli) e per le corse in auto che disputava con una Panhard. Tra i figli di Alberto, Raimondo (come il nonno) fu un famoso esploratore negli anni tra le due guerre mondiali; Edoardo fu diplomatico, Giorgio fu amante della vita agiata e dell’arte. A lui si deve l’avvio di una prestigiosa raccolta di opere d’arte alla Ca’ d’Oro di Venezia che era di sua proprietà. D’altra parte i Franchetti, una delle poche famiglie ebree cui fu assegnato un titolo nobiliare, non avevano problemi economici. Ricchi banchieri avevano avviato una miriade di attività imprenditoriali, in specie nel settore dei trasporti.
Diverse delle loro prestigiose dimore sono oggi di proprietà pubblica: Villalago è della Provincia di Terni, Villa Morlesca della Regione Umbria, la villa Albrizzi della Provincia di Treviso, la Ca’ d’Oro è un museo, palazzo Cavalli, che a Venezia fu acquistato da Alberto Franchetti, è dell’Istituto veneto di lettere e arti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA Su Piediluco leggi anche: Bagnanti...