1916, politici in lite per la presidenza della Provincia di Perugia

Una polemica che ha il sapore dell’attualità fu quella che scoppiò per l’elezione del presidente della deputazione provinciale di Perugia. Era il mese di marzo del 1916, l’Italia era in guerra. Il presidente in carica, Arturo Buffetti Berardi, ex sindaco di Foligno, morì a febbraio fu eletto al suo posto Girolamo Girolami. Anche lui avvocato come Buffetti, anche lui ex sindaco di Foligno.

Solo che, a quanto sembra, Girolamo era considerato repubblicano, e ciò mal di addiceva alla presidenza di una Provincia che era a maggioranza monarchica.

1916
Il Palazzo della Provincia di Perugia

Il primo attacco fu portato da tre  consiglieri della maggioranza (Michelangelo Bonelli, Emilio Uccelli e Lorenzo Donati) proprio per protesta contro l’elezione di un uomo politico che “non ha le stese radici elettorali e principi [della maggioranza], ed ha sempre mostrato idee ed atteggiamenti ben diversi dalla maggioranza e dal presidente Buffetti, specie nell’ultima lotta politica nel collegio Foligno-Gubbio”. Così interveniva nella polemica La Gazzetta di Foligno, giornale clericale, che era spalleggiato da un altro periodico cattolico-moderato di Gubbio che si chiamava  L’Umbria. Anche Il Giornale d’Italia, comunque, intervenne pubblicando un’intervista proprio a Girolami: “Repubblicano lo ero in gioventù – spiegava – e mai radicale”. E aggiungeva che bastava guardare ai suoi comportamenti per giustificare la sua fede monarchica. Intanto, il presidente del consiglio provinciale, Salvatore Fratellini, aveva invitato i tre dimissionari a incontrarsi con Girolami per spiegarsi. Il suo intento pacificatore fu premiato. Le dimissioni furono ritirate, mentre L’Umbria, rispondeva all’intervista di Girolami, riferendo che i più arrabbiati con lui erano “i radicali e tutti coloro che avevano insieme a Girolami appoggiato l’elezione in parlamento di Francesco Fazi”, che era appunto un Radicale. Girolami “vuole accaparrarsi di voti clerico-moderati perché ha già deciso di candidarsi alle politiche nel collegio di Foligno –Gubbio”.

E via accusando, da una parte e dell’altra. Anche allora la polemica non portò a niente: Girolami restò presidente fino al termine del mandato che scadeva nel 1919, quando ci furono le elezioni poltiche alle quale fu in effetti candidato nella lista Liberal-Democratica che prese 3 deputati (vinsero largamente i socialisti): Romeo Gallenga, Augusto Ciuffelli, Giovanni Amici. Girolami no.

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