Grandi festeggiamenti a Perugia il 23 maggio 1921; i fascisti perugini ed umbri per celebrare la vittoria del Blocco Nazionale alle elezioni che si erano tenute pochi giorni prima. Cortei, inni e discorsi con la partecipazione di migliaia di persone – riferivano le agenzie giornalistiche – con la partecipazione dei nuovi deputati costituzionali. Feste e celebrazioni trovarono sintesi, alla fine, in una riunione oceanica davanti al palazzo delle Prefettura per chiedere al Prefetto che sciogliesse il Consiglio provinciale dell’Umbria, e dei Comuni umbri le cui amministrazioni socialiste “non funzionano a qualche mese”.
Già ai primi di maggio, ancor prima che si celebrassero le elezioni del 1921, una parata similare aveva avuto luogo davanti alla Prefettura di Perugia. In quel occasione si chiese però lo scioglimento dell’amministrazione comunale socialista del capoluogo della provincia dell’Umbria. Il prefetto, in quella occasione convenne che era necessario nominare un commissario e ne annunciò l’entrata in carica già la mattina successiva. Il consiglio perugino era in pratica dichiarato decaduto, notizia che fu subito comunicata alla folla che la accolse con urla di soddisfazione-
Il clima politico e sociale era – allora – incandescente in tutta Italia. Gli scontri, le bastonature, le spedizioni “punitive” si suseguivano. Proprio in quei giorni, ai primi di maggio, si erano verificati episodi cruenti tra fascisti e socialisti: a Mantova alcuni fascisti furono bastonati, a Ariano Polesine l’ex sindaco socialista fu ucciso a bastonate e due suoi compagni di partito furono ricoverati in gravissime condizioni. A Rieti (allora compresa nella provincia dell’Umbria) morì uno dei fascisti feriti in uno scontro avvenuto la sera del Primo Maggio: era uno dei nove feriti, 4 fascisti e 5 socialisti, usciti malconci dall’ennesimo scontro.
Alle elezioni nel collegio dell’Umbria la vittoria del Blocco Costituzionale aveva vinto largamente. Del 136 mila 770 votanti (circa i 50% degli aventi diritto), 73.138 si erano espressi in favore della lista del blocco; 33.550, meno della metà, per i socialisti; 20.749 voti andarono ai Popolari, 6.776 ai Repubblicani.
Per il blocco nazionale furono eletti Alfredo Misuri, Agostino Mattoli, Giovanni Amici, Luciano Valentini, Aldo Netti, Guido Pighetti. Per i socialisti Giuseppe Sbaraglini, Tito Oro Nobili (allora, ma per poco tempo ancora, sindaco di Terni), Ferdinando Innamorati . Per i Popolari Mario Cingolani.