1942, truffatori vendevano acciaio “Terni” senza averne

L’acciaio della “Terni”? Roba di prima qualità che loro, titolari di ditte che commercializzavano materiali ferrosi avevano la possibilità di fornirlo agli utilizzatori a prezzi competitivi. O almeno questo è quello che assicuravano riuscendo a convincere le persone che contattavano in tutta Italia ed ottenendo contratti di fornitura a volte molto consistenti. Solo che loro l’acciaio della Terni non ce lo avevano e le società di cui si dicevano titolari esistevano sì, ma solo sulla carta.

Società specializzate in tale tipo di commercio si erano moltiplicate in pochi mesi e ne erano state costituite a Milano, Lecco, Como, San Giovanni Valdarno e naturalmente Terni.

Era il 1942, periodo difficile, per cui i truffatori, confidarono sulla possibilità che non si facessero tanti riscontri e controlli. Così però non fu. Bastò controllare i nomi riportati sugli stampati con cui facevano gli ordini per accorgersi che essi non figuravano tra  i membri delle società commerciali. Usavano infatti pseudonimi, nomi falsi e viaggiavano molto. Troppo, tanto che fu proprio la polizia ferroviaria a avviare l’indagine. Alla fine, il 19 marzo 1942, la rete si strinse e furono smascherati. Erano in cinque: Giuseppe Pea, 31 anni; Attilio Regola, 44 anni, Mario Bragatto, 47 anni, Amilcare Bianchi di 50 anni. In più una donna di cui non si resero note le generalità.

Il “giro” aveva fruttato ai truffatori più di un milione di lire.

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