1961: fuoco distrugge 400 ettari di bosco, multa da capogiro a un mezzadro

Forse non aveva l’intenzione di provocare un disastro del genere. E se avesse saputo in anticipo come sarebbe andata a finire si sarebbe comunque ben guardato dal farlo dal provocare quell’incendio. Le fiamme si innescarono nel pomeriggio del 31 agosto 1961. Ci volle ben poco tempo perché fosse un disastro: quattrocento ettari di bosco andarono in cenere sulle rive del lago Trasimeno, nelle campagne di Tuoro. Fu oltretutto una strage di fauna selvatica. Per aver ragione delle fiamme ci vollero alcuni giorni ed uno spiegamento di forze considerevole: vigili del fuoco, carabinieri, forestali, volontari che abitavano a quelle parti, e alla fine pure l’esercito.

Il fuoco, informavano le agenzie di stampa, ha aggredito proprio “le pendici dove, secondo recentissimi studi, si sarebbe attestato nel 217 a,C, il grosso delle truppe di Annibale nella battaglia contro l’armata di Flaminio”. Per fermarle si stavano abbattendo alberi e sradicando cespugli per costruire barriere che arrestassero l’avanzata del fuoco.

Alcuni mesi dopo, il 17 aprile 1962, un contadino di 42 anni, Francesco Trebbioli, che abitava da quelle parti, fu chiamato a rispondere di quell’incendio. Imputato davanti al Tribunale di Perugia. Lo avevano individuato e rinviato a giudizio: una condanna, esemplare fu decisa a suo carico. Da “paura”: quattro mesi di reclusione e 107 milioni di lire di ammenda,

Sbiancò il contadino che era accusato di aver provocato il disastro per distrazione – si disse – gettando un mozzicone di sigaretta mentre camminava per attraversare il bosco. Era una spiegazione anche quella, e comunque lui non negò, Anche perché, come scrissero i giornali, d’accordo per i quattro mesi di carcere, ma i 107 milioni di lire (più di un milione e trecentomila euro) per pagare l’ammenda, lui, modesto mezzadro dove li avrebbe presi?

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