1973, la lente della Magistratura sui dirigenti della Mua e sulle morti ai passaggi a livello

Il giudice Giorgio Casoli

Il 26 ottobre 1973 alla fine intervenne la Magistratura. Erano troppi gli incidenti, spesso mortali, succedutisi negli ultimi mesi ai passaggi a livello incustoditi della ferrovia Centrale Umbra. L’ultimo s’era verificato solo un paio di giorni prima, a Trestina. Lì gli abitanti protestarono vivacemente ed occuparono la linea ferroviaria chiedendo che si ponessero in essere interventi capaci di far finire la serie di lutti.

A far scattare l’indagine fu però la denuncia presentata dal padre di una ragazza di quindici anni che, in motorino, era stata travolta ed uccisa ad un passaggio a livello incustodito nelle vicinanze di San Nicolò di Celle. Altre denunce analoghe erano state presentate in precedenza, ma non avevano mai avuto esito.

In quell’occasione, invece, si mosse Giorgio Casoli, allora giudice istruttore a Perugia, avviando un’indagine sull’operato di amministratori e dirigenti della Mua (Mediterranea umbro-aretina, la società che gestiva la ferrovia Centrale  umbra. Gli avvisi di garanzia parlavano di omicidio colposo “per non aver messo in atto tutte le misure tecniche indispensabili a mantenere la sicurezza di cose e persone lungo la linea ferroviaria in special modo nei pressi dei passaggi a livello.

Il Giudice Casoli  ordinò una serie di perizie sullo stato della ferrovia.

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