Terni 1974, per uno sciopero alle poste sindacalisti sotto processo

Il 9 dicembre 1974 cominciò il processo dei segretari provinciali di Terni dei sindacati delle poste per aver proclamato uno sciopero il 29 settembre di quell’anno, ultimo giorno in cui si poteva pagare la tassa “una tantum” sui veicoli. Era il periodo della crisi petrolifera, quando si presero una serie di misure per contenere il consumo di energia e si decise per una tassa una tantum, sui veicoli.
Il fatto era che quel 29 settembre, ultimo giorno utile per pagare, era domenica e per favorire il pagamento si era deciso che gli sportelli postali sarebbero stati comunque aperti al pubblico. A Terni i sindacati risposero proclamando uno sciopero per quello stesso giorno, e di conseguenza gli uffici di Terni e di Amelia rimasero chiusi. Il direttore provinciale delle Poste, Nenna, inviò una nota informativa all’autorità giudiziaria segnalando otto dipendenti che non si erano recati al lavoro: quattro ad Amelia, quattro a Terni.
Il 9 dicembre 1974 iniziò il processo per i quattro amerini davanti al Pretore di Amelia, Riccardo Romagnoli il quale li aveva rinviati a giudizio per il reato di abbandono collettivo di un pubblico ufficio. Alla prima udienza gli impiegarti accusati dichiararono che non si erano recati al lavoro per aderire allo sciopero. A quel punto diventavano ufficialmente evidente le responsabilità – secondo il pretore – dei segretari provinciali dei sindacati di categoria aderenti a Cgil, Cisl e Uil, Silvio Pucciatti, Adelmo Cosimetti, Quirino Ricci e Federico Reola, per cui il pretore rinviava gli atti all’istruttoria per aprire una nuova indagine. L’ipotesi di reato per loro era di aver violato lo Statuto dei Lavoratori e in particolare la norma secondo cui “i capi, i promotori e organizzatori” di una manifestazione che compromettano ingiustificatamente il funzionamento dei servizi pubblici sono puniti con la reclusione dai due ai cinque anni. Una pena che travalicava la competenza del pretore, per cui il processoad Amelia finì lì, avendo il pretore Romagnoli inviato gli atti alla Procura della Repubblica di Terni che diventava titolare del procedimento penale, i cui gli accusati principali erano diventati i sindacalisti.
E si ricominciò tutto d’accapo.

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