A Castel Todino,la mattina del 6 maggio 1955, tre muratori morirono in un incidente sul lavoro. Furono travolti dal crollo di un capannone agricolo che stavano costruendo in un podere in località Castellina. Il fabbricato era stato completato nelle sue strutture principali e gli operai stavano smontando il castello delle impalcature interne. Quando rimossero l’ultima trave del tetto che poggiava su pareti di tufo ed era stato costruito con cemento armato e laterizi, tutto crollò, travolgendoli. Gli operai che stavano compiendo l’operazione, erano in quattro. Tutti rimasero sepolti sotto una grande quantità di materiale. Accorsero altri muratori addetti al cantiere e, in un’opera frenetica di sgombero, cercarono di estrarre i loro compagni dalle macerie prima che fosse troppo tardi. Ma Emilio Camilli, 52 anni, Rolando Bernardini di 18 anni, e Nello Sciaboletta di 54 anni erano morti quasi subito a causa dell’ingente quantità di materiale che era piombata loro addosso. Ancora in vita era invece Roberto Sciaboletta, di 18 anni, il figlio di Nello che lavorava fianco a fianco col padre. In gravi condizioni fu trasportato all’ospedale di Terni. Aveva numerose fratture e ferite. Solo nella tarda serata riprese conoscenza.
Le prime indagini stabilirono che la causa del crollo era stata una scarsa perizia nella realizzazione del fabbricato. Il prefetto di Terni, intervenuto sul luogo dell’incidente insieme al magistrato, fece sì che alle famiglie delle tre vittime fosse concesso un sussidio.
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