Dal giudice 376 operai di Papigno

Il Ferragosto loro lo avevano passato in fabbrica, quella di Papigno, perché l’avevano occupata. La “Terni”, che nel 1961 era proprietaria dell’impianto, li denunciò e così nel marzo del 1965, quattro anni dopo, eccoli a gruppetti presentarsi a Palazzo di Giustizia a Terni per essere interrogati dal giudice istruttore. Si andò avanti per giorni perché gli operai denunciati e finiti sotto indagine erano 376.
La faccenda era andata per le lunghe perché c’era stato un conflitto di competenza:doveva procedere la Pretura oppure la Procura della Repubblica di Terni? Fu necessario attendere il pronunciamento della Corte di Cassazione che riconobbe la competenza della Procura e quindi del Tribunale. Questioni analoghe, a Firenze e Bologna,  s’erano risolte ben più alla svelta decretando il non luogo a procedere poiché l’occcupazione di una fabbrica non costituiva un reato.
Cos’era accaduto a Papigno? Nell’agosto del 1961 era in corso uno sciopero da due settimane l protesta era legata al rinnovo del contratto di lavoro nazionale dei chimici, la categoria cui appartenevano i lavoratori di Papigno. Quel contratto non era stato sottoscritto dalla Cgil che chiedeva miglioramenti salariali. S’era intavolata una trattativa interna che andava per le lunghe, fino a che la direzione dello stabilimento su decisione della “Terni” abbandonò la fabbrica di cui, gli operai, decisero l’occupazione. S’era sotto Ferragosto e gli operaila festa d’estate la passarono lì, dentro i capannoni di Papigno.
Un’occupazione tranquilla, che terminò subito in quanto le trattative ripresero concludendosi, anzi, con l’accettazione da parte della “Terni” delle proposte di contratto integrativo avanzate dal sindacato.
Ma la denuncia scattò ugualmente e così si innescò tutto l’ambaradan. Quanti finirono condannati tra gli operai? Il processo non si fece: dopo l’interrogatorio, con tutta probabilità si decise come a Bologna e a Firenze. Finì con l’interrogatorio.


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