Perugia, tenta l’evasione: “Volevo sapere come sta la mia fidanzata”

detenuto
Piazza Matteotti e Palazzo di Giustizia a Perugia

Perugia, 9 luglio 1958 – Non c’è che dire, quel giovanotto ne aveva d’inventiva, accompagnata a una bella faccia di bronzo. Ma questa sua “dote” non gli evitò i guai. S’era fidanzato Marcello Miliaza di 27 anni, romano, con una ragazza di Perugia. Aveva messo gli occhi sulla zia, della sua fidanzata, zia Rosa, una donna di 55 anni,che aveva messo da parte un gruzzoletto. Lo aveva versato su un libretto postale, ma il fidanzato della nipote trovò il libretto in un cassetto di casa di Rosa, insieme a centomila lire in contanti.  In men che non si dica fece sparire tutto quanto nelle sue tasche e sparì pure lui, ma non abbastanza alla svelta da non essere acciuffato e portato in carcere. Il fatto accadeva nel mese di aprile del 1958. Il 9 luglio si teneva in processo in Tribunale a Perugia.

Il pubblico ministero pronunciò una requisitoria  piuttosto dura, svelando fino in fondo la personalità truffaldina di Marcello. Parole di pietra che ebbero un forte effetto sulla fidanzata del giovane presente in aula. Un effetto tale per cui svenne. L’udienza fu sospesa, mentre si chiamava un’ambulanza per portare la ragazza all’ospedale. Il detenuto, scortato da due agenti di pubblica sicurezza, fu riaccompagnato verso il furgone cellulare che lo attendeva fuori del palazzo di giustizia per riportarlo in carcere. Fu lungo uno dei corridoi che Marcello dette uno strattone e si liberò della presa dei due agenti e cominciò a correre, guadagnando l’uscita, traversando di gran carriera piazza Matteotti e, mentre i passanti guardavano stupiti la scena, – alcuni di loro furono urtati e travolti dal giovanotto in fuga – si dirigeva di corsa verso una motocicletta che lo aspettava col motore acceso. I due agenti intanto lo stavano inseguendo, ma fu proprio uno dei passati, un paracadutista, che lo acciuffò.

“Scappavo perché volevo andare all’ospedale per vedere come stava la mia fidanzata”, spiego Marcello. Ma mica gli credettero.

 

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