“Ferrovieri, prendete la patente per guidare l’autobus”

Primo aprile 1968

Che la ferrovia Spoleto-Norcia ormai era definitivamente condannata alla soppressione, lo si capì quando la direzione consegnò ai dipendenti una circolare interna che conteneva un consiglio: prendetevi la patente.
La notizia uscì sui giornali il primo aprile 1968, ma nessuno pensò che si trattasse di un pesce d’aprile. Anche se sembrava davvero assurdo che ferrovieri con anni d’esperienza dovessero “riciclarsi” e dai congegni adatti a far marciare una motrice elettrica passare ad usare il volante di un autobus.

La ferrovia Spoleto-Norcia
La ferrovia Spoleto-Norcia

Non c’era niente da scherzare, anche perché, ovviamente, nessuno sperava che tutti e 48 i dipendenti potessero trovar posto sul sedile di guida di quei pullman azzurri che, in Valnerina, avevano già sostituito altri mezzi elettrici su rotaia: quelli della linea tramviaria Terni-Ferentillo. Ed infatti… Il primo agosto 1968, quando la Spoleto-Norcia smise di funzionare solo tredici dipendenti mantennero il posto: per gli altri 35 o la pensione o la liquidazione. Le proteste che si susseguirono non riguardavano solo l’occupazione, ma tenevano in grande considerazione l’aspetto culturale e turistico della ferrovia Spoleto-Norcia, definita un “unicum” nel panorama delle vecchie ferrovie montane ed un capolavoro di ingegneria.
Il governo fu però irremovibile, sordo ad ogni appello. Il ministro dei trasporti dell’epoca, Oscar Luigi Scalfaro, fu marmoreo nel rispondere in parlamento ad un’interrogazione dei deputati umbri Alfio Caponi, Alberto Guidi e Ludovico Maschiella. «Il traffico della ferrovia – affermò il ministro – si è ridotto ad una media giornaliera, lungo l’intera linea, di appena 146 viaggiatori il che significa che, delle varie decine di migliaia di abitanti della zona, una percentuale irrisoria si serve di una ferrovia ormai di nessuna utilità». I conti erano quelli: per il governo quella ferrovia era solo un ramo secco e quindi andava tagliato. Pure se non erano le Ferrovie dello Stato a gestirlo, ma la Ssit (Società Spoletina Imprese Trasporti). Lo Stato, per parte sua, affrontava però ugualmente dei costi, in quanto doveva intervenire per ripianare le perdite che per quegli ultimi anni di esercizio ammontavano a 140
milioni di lire. Certo, diversa sarebbe stata la storia, se la gente della Valnerina avesse utilizzato di più la ferrovia e non le auto private, era in sostanza il discorso del Ministro, che quindi in pratica assegnava ai cittadini la responsabilità della dismissione della Spoleto-Norcia. E non teneva in alcun conto che si stava ragionando di un’infrastruttura del tutto particolare, ancora oggi, mezzo secolo dopo, rimpianta dai cultori della storia ferroviaria e dell’archeologia industriale.
Né si tenne conto di quel che fecero notare con forza un’associazione allora importante come Italia Nostra e il suo presidente Giorgio Bassani, né delle soluzioni suggerite dalle istituzioni locali umbre, pronte a costituire un consorzio per salvare e promuovere sul fronte turistico quell’opera unica. Il governo fu sordo e decise. La Spoleto-Norcia fu sostituita con una linea di autobus cui il ministero dei trasporti avrebbe assegnato, tanto per far riferimento ai conti, una sovvenzione di 35 milioni l’anno.
La Valnerina e Spoleto alzarono gli scudi; ci fu uno sciopero generale il 24 giugno 1968. Fu straordinaria l’adesione di cittadini, enti locali, associazioni di categoria, interi comparti produttivi. Spoleto si sentiva abbandonata dal governo. Era un periodo difficile: lo stabilimento della Ghisa Malleabile aveva perso centinaia di posti di lavoro in due anni, il Cotonificio continuava ad esistere grazie ad orari massacranti per i dipendenti; si ventilava la soppressione della scuola sottufficiali; le cementerie riducevano personale; lo stabilimento militare di Baiano era in attesa di una annunciata riduzione degli organici.
A tutto ciò si aggiungeva la soppressione della Spoleto-Norcia. Con 35 dipendenti che dovevano andar via. «Colpa loro – disse il ministro Scalfaro alla Camera – Si è cercato di riutilizzare nel servizio sostitutivo quanto più personale possibile, malgrado la mancanza di buona volontà da parte sua a riqualificarsi, il che ha costretto a prevedere l’assunzione di nuovo personale qualificato». Gente con la patente. Per guidare gli autobus.

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