La costruzione (ad occhio, meno di sei metri quadrati) ha il suo altare, coperto di pizzo e abbellito da vasi ricolmi di fiori. C’è anche un piccolo campanile. L’ingresso è sbarrato da un cancello. All’interno due seggiole. La parete dietro l’altarino è “affrescata”: vi è rappresentata una specie di sipario aperto e, al centro, è l’immagine di Santa Filomena, una giovinetta sdraiata. L’artista, che ha lavorato più che altro di pennellessa, ha comunque posto la massima attenzione a risparmiare un dipinto preesistente, realizzato con mano un po’ migliore della sua. I fiori freschi testimoniano sull’assiduità dei fedeli.
Santa Filomena era ufficialmente celebrata il 13 agosto. Dal 1961 il suo nome è stato depennato dall’elenco dei santi. C’è chi dice che non sia mai esistita, e che il culto per Santa Filomena sia nato in conseguenza di un errore. Qualcuno si sarebbe sbagliato nell’interpretare una scritta che si trovava sul sepolcro di una giovinetta nelle catacombe di Santa Priscilla a Roma. Però il culto della santa, vergine e martire, resta molto vivo in varie parti d’Italia e c’è chi continua a credere nei suoi miracoli. Nella zona di San Giovanni–Cospea a Terni delle decisioni “ufficiali” sembra che non si tenga conto.
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