A Fornole il primo esperimento di voto elettronico

Si chiamava «Easy vote», voto facile. Ma certo, a Fornole, frazione di Amelia, nel 1992, non tutti a sentire quello strano “nome” si convinsero che davvero fosse un modo facile di votare per le elezioni. Oltretutto quello che s’er approntato era il primo esperimento in Italia. Si trattava di un sistema di votazione messo a punto dal Centro regionale umbro di elaborazione dati (il Crued), che a Fornole, frazione di Amelia, veniva

utilizzato per la prima volta in assoluto. Soprattutto con lo scopo di testarlo. I vantaggi? «Diminuiscono i tempi del voto, i risultati si sanno subito, lo Stato risparmia decine di miliardi di lire perché le sezioni elettorali si possono ridurre della metà, non c’è possibilità di imbrogli», spiegarono i tecnici. E siccome si trattava, appunto, di una novità che andava sperimentata, si decise di aspettare un appuntamento elettorale di tipo “minore” e non complicato, ad esempio, da un elenco infinito di liste di candidati. Un cosetta che potesse andar via liscia, insomma. Manco a farlo apposta capitò che a Fornole si dovesseroeleggere i componenti del comitato comunale per l’amministrazione dei beni di uso civico. Una faccenda che a dirla così sembrerebbe tutto meno che semplice semplice. Ma le elezioni si annunciavano abbordabili: due sole le liste contrapposte.

E allora, vai! Non senza emozione si approntò tutto il necessario perché si votasse alla nuova maniera. Niente scheda, ma uno schermo televisivo su cui la scheda compariva in video, come fosse l’annuncio dell’inizio dei programmi della televisione. Usando uno stiletto di plastica, una specie di grosso stuzzicadenti, si tracciava il segno della ics sul quadrato corrispondente alla lista scelta dall’elettore. E se uno voleva votare scheda bianca? Niente paura: c’era, a fianco ai primi due, un terzo quadrato. Si faceva la solita ics lì sopra e significava che vi votava “bianco”. Insomma, il voto lo si dava, ma era come se non si fosse dato. Semplicissimo, no?

Essendo la prima volta che si utilizzava il “voto all’americana” era chiaro che agli scrutatori ci sarebbe voluto qualche minuto per spiegare agli elettori come avrebbero dovuto fare.
«Ma non è stato difficile pe’ gnende», spiegò Italo, pensionato di 88 anni, che fu tra i primi a presentarsi al seggio. Un po’ perché era abituato ad alzarsi di buonora, un po’ perché una volta votato non ci avrebbe dovuto stare più a pensare, e parecchio perché incuriosito. Voleva vedere come funzionava questo sistema rivoluzionario di cui si parlava tanto. «Certo che tutte ‘ste novità… –
aggiunse all’uscita dal seggio –  E chi se l’aspettava che se dovesse da usa’ ‘na penna che non scrive! Ricordo che quanno votai pe’ la Repubblica, nel ’46… Ce feci ‘na croce cucì grossa… Ma quella matita llì scriveva, però».

Certo, stavolta la matita copiativa, nella cabina, Italo non ce l’aveva trovata, né c’era la scheda di carta, dove uno convinto delle sue idee…Zac! Zac!  tracciava due solchi che un voto quasi ne valeva due. Adesso invece c’era il touch screen: un colpettino sopra al quadratino scelto con la matita di plastica e un bip segnalava che il voto era stato registrato. E buonanotte.
Gli aventi diritto al voto, a Fornole, erano, in quell’occasione, quasi milletrecento, ma al seggio si presentò solo il 31 per cento di essi. Ogni voto, appena dopo il bip, finiva in una memoria segreta che il presidente di seggio poteva leggere solo una volta che le operazioni elettorali fossero concluse.
E  pochi secondi dopo la chiusura dell’urna elettronica, come promesso e previsto, arrivarono i risultati: 48 voti alla lista uno, 322 alla lista due, 24 schede bianche.
A Fornole per l’esperimento di voto elettronico si mobilitarono gli inviati dei grandi quotidiani, per raccontare quello che – dicevano –  poteva essere il giorno in cui cambiava un’epoca. Voto rapido e veloce, soldi risparmiati, brogli ed aggiustamenti impossibili.
Il progetto del Crued, finì in un cassetto: seppure su un dischetto rigido e  non raccolto in un faldone con i nastri di tela. Messo in memoria. E, per la legge del contrappasso, se lo sono del tutto dimenticato.

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