Fucilato a vent’anni dai repubblichini a Narni Scalo

Fucilato senza alcun processo. Il 17 maggio 1944, la sera, lo portarono nei pressi del cimitero di Narni e lo “giustiziarono”. Luigi Dorandini non aveva ancora vent’anni, visto che era nato a Guardea il 29 ottobre del 1924 ed abitava a Frattuccia, dove faceva il boscaiolo. Ad ucciderlo un plotone di repubblichini: era accusato di “diserzione” perché aveva abbandonato il reparto dell’esercito repubblichino cui era stato costretto ad arruolarsi come volontario nel dicembre del ’43. Il reparto della Guardia Nazionale Repubblicana di stanza a Narni aveva infatti arrestato sua madre per costringerlo a presentarsi.

Dopo l’8 settembre del ’43 Dorandini, soldato, tornò a casa: l’esercito italiano era sbandato dopo la firma dell’armistizio di cui nessuno, e men che meno la truppa, era stato informato. Dopo tre mesi eccotelo nella divisa dell’esercito della Repubblica di Salò. Ma non resistette e appena un mese dopo l’arruolamento come volontario, fuggì e cercò di oltrepassare la linea Gustav per passare con gl.i alleati. In attesa di una occasione favorevole per oltrepassare la linea del fronte, tornò a casa sua a Frattuccia. Ma un fascista della zona lo notò e lo denunciò. Era il 7 maggio 1944 quando militi della GNR e carabinieri di Amelia si presentarono a casa sua e lo arrestarono mentre tentava la fuga. Finito in stato di arresto a Narni, fu deciso che fosse fucilato senza processo. Per  cercare di salvargli la vita non bastò l’intervento del vescovo Felice Bonomini. Il colonnello Vittorio Martelluzzi, un geometra di Foligno, che era comandante provinciale di Terni della GNR, fu irremovibile. Così come lo divenne a quel punto Riccardo Serafini, comandante del battaglione della GNR di Narni che – preso forse da un dubbio – aveva infornato di quanto stava per accadere la curia ternana.

Villamarzana: il monumento che ricorda la strage

Una coppia, quella formata dal colonnello Martelluzzi e dal capitano Serafini, che si fece notare anche in seguito anche se poi i due furono divisi a causa di compiti diversi assegnatigli. Martelluzi diventò comandante  di una brigata nera e fu riconosciuto come uno dei responsabili della strage di Villamarzana, in provincia di Rovigo, dove 43 persone fucilate. Serafini entrò nei servizi segreti e durante un’azione di spionaggio fu individuato e ucciso dai partigiani.

Salatore Giulioli, il sottufficiale che effettuò l’arresto di Dorandini, morì nel 1946 e si evitò il processo in corte d’assise di Terni davanti alla quale comparve, essendo deceduto anche Serafini, solo il colonnello Marteluzzi accusato di omicidio per aver mandato davanti al plotone di esecuzione un giovane senza nemmeno il processo. Fu condannato a 14 anni di reclusione il geometra di Foligno. La condanna gliela notificarono al carcere di Civita Castellana dov’era recluso dopo la condanna per la strage di Villamarzana.

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