Chissà, forse c‘era di mezzo anche un persistere del fascino destato dall’avventura della Repubblica Romana del 1849. Un’esperienza durata poco tempo, stroncata dall’intervento dell’esercito francese accorso in aiuto del papa.
Sono appunto soldati della Repubblica Romana quelli che Garibaldi guida verso il nord Italia. Ed è l’imbrunire dell’8 luglio del 1849 che “gli avanzi gloriosi dei difensori di Roma”, provenienti da Magliano Sabina, si accampano sul colle di San Valentino, nei pressi della basilica e del convento. Qui restano per tutto il giorno 9 e la mattina del 10 si rimettono in marcia.
Da Roma, ormai pressata dalle porte dalle truppe francesi, Garibaldi è partito alle 8 di sera del 2 luglio.
Le trattative tra il generale Oudinot ed il triumvirato che guidava la Repubblica Romana non lasciavano scampo: i francesi intimarono lo scioglimento dell’esercito. Garibaldi riunì gran parte delle truppe a Piazza San Pietro, invitando coloro che desideravano continuare la lotta per la liberazione dell’Italia a concentrarsi a Porta San Giovanni.
E da qui la colonna si mosse: quattromila uomini, ottocento cavalli, alcuni cannoni, i carri con i rifornimenti. Con Garibaldi c’è Anita; e ci sono personaggi come Ciceruacchio ed il prete Ugo Bassi.
Sono vicende rese popolari anche attraverso un film, “In nome del popolo sovrano”, realizzato dal regista Luigi Magni nel 1990 (tra gli interpreti Nino Manfredi, Alberto Sordi, Jacques Perrin, Serena Grandi). La colonna sosta a Tivoli il 3 luglio, poi attraverso la Sabina, raggiunge Terni, che è ancora in mano dei soldati repubblicani, comandati da un ufficiale inglese. Garibaldi si dirige a Todi, da qui a Orvieto, Ficulle, Montepulciano. Vorrebbe raggiungere Arezzo, ma le porte della città restano chiuse mentre gli austriaci stanno scendendo verso sud per incrociare proprio i resti dell’esercito repubblicano.
Da qui la fuga, attraverso l’Appennino, per tentare di raggiungere Venezia. E’ la fuga nel corso della quale muore Anita. E tragicamente finisce anche la storia di Ugo Bassi, di Ciceruacchio e dei suoi due figli, oltre che di altri patrioti, catturati e fucilati dagli austriaci.
Il Generale riesce a fuggire in compagnia di un ufficiale e, raggiunto il grossetano, ad imbarcarsi per la Liguria. Ci riproverà anni dopo, Garibaldi, a liberare Roma. E sarà ancora Terni uno dei suoi punti di riferimento.
“Gli avanzi gloriosi dei difensori di Roma”, però, alla fine dell’estate del 1849, non c’erano più. Ed anche la Repubblica Romana era ormai un’esperienza conclusa.
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