Cazzottata in piazza tra preti e socialisti

“So’ arrivati li cornacchioni!”, fu il grido. Ne nacque un putiferio che divenne rissa, e non solo “verbale”; coi preti che mostrarono come le loro mani non servivano solo per benedire. Un cazzottata bella e buona in piazza della Repubblica che allora si chiamava piazza Vittorio Emanuele, la principale di Terni. L’anno era il 1907, il giorno il 10 giugno, nella tarda serata, intorno alle 23.
Il 1907 a Terni è ricordato come l’ “anno della serrata”. La direzione delle acciaierie, decisa ad imporre nuove regole di relazioni interne – si direbbe oggi – al rifiuto dei lavoratori rispose con ventiquattro licenziamenti. Allo sciopero, la “Terni” reagì chiudendo i cancelli della fabbrica: tutti a casa e niente paga. Furono 93 giorni di lotta aspra, di famiglie ridotte alla fame e di mobilitazione di operi e contadini di gran parte d’Italia, che mostrarono la loro tangibile solidarietà ai compagni ternani in lotta.
Cominciato alla vigilia di Pasqua il periodo difficile si concluse in estate. Il 10 giugno si era quindi nel pieno della tensione. E che ti fanno i clericali ternani? Organizzano, tramite il Circolo Cattolico, una conferenza dell’onorevole Ottorino Gentiloni, quello che qualche anno dopo diverrà famoso per l’omonimo patto siglato per le elezioni del 1913, col capo del Governo Giovanni Giolitti, per un coinvolgimento dei cattolici nella politica, fino ad allora negato dal “non expedit” papale.
Iniziativa che eufemisticamente si può definire “coraggiosa”, se presa in un momento così particolare e in una città che si distingueva per anticlericalismo. Un atteggiamento che trovava radici nella malsopportazione del lungo governo pontificio, che era finito da poco più di trent’anni. Se non bastasse, va ricordato che a poco prima risale l’enciclica di papa Pio X che condannava il modernismo e quelle dottrine sociali che allontanavano dalla chiesa e dalla fede, le stesse che avevano largo seguito a Terni.
Finita la conferenza, Gentiloni, i membri del partito clericale ed un manipolo di preti andarono al Caffè Svizzero, in piazza Vittorio Emanuele, sedendosi attorno ad un tavolo all’aperto. Un minuto dopo cominciarono le invettive: ”Abbasso il Vaticano! Abbasso il Papa!”. Gentiloni fu subito prudentemente accompagnato all’attiguo Hotel d’Europe. Ma un gruppo di preti tornò in piazza. «Là – raccontano le cronache del tempo – gli urli ed altri suoni della bocca (pernacchie? Ndr) si moltiplicarono”. “Corsero dei pugni mentre un clericale impugnava la rivoltella e gli altri rivolgevano parole ingiuriose ai dimostranti”.
Fortuna che di lì a poco intervenne la forza pubblica, col sotto-prefetto (Terni era provincia di Perugia) ed il capitano dei Carabinieri. Il che impedì “che qualche grave fatto si verificasse”.
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