Ciabattino sponsor del Festival di Spoleto

A dar retta alle storie che si raccontano, Spoleto dovrebbe innalzare un monumento dedicato ai ciabattini. Sembra, infatti, che la spinta decisiva perché nascesse il Festival dei Due Mondi che ha reso arcinota la città umbra, sia arrivata proprio da un ciabattino di New York cultore delle arti. Servivano soldi per far decollare l’idea che Giancarlo Menotti, intorno alle metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, aveva prima abbozzato e poi messa a punto. Si decise di promuovere una sottoscrizione per la raccolta di fondi: l’invito era rivolto ad alcuni mecenati statunitensi, ma il primo a rispondere con entusiasmo e a fare la prima donazione, fu appunto un ciabattino. Dieci dollari, ma portarono fortuna, raccontò nel 1958 Menotti nell’annunciare la prima edizione del Festival di Spoleto nel 1958.  Dopo quei primi dieci dollari, infatti, cominciarono ad arrivare donazioni ben più consistenti.
E così un anonimo corrispondente da Spoleto de “La Stampa” il 3 giugno 1958, poteva annunciare sulla pagina culturale del quotidiano torinese che «Il 5 corrente verrà inaugurato nella nostra città il Festival dei Due mondi», annunciava. E spiegava: «Si tratta di una manifestazione di nuovo genere, in occasione della quale la gioventù dei due Mondi si incontrerà per trattare problemi artistici e per stimolare l’interesse del pubblico verso le arti. Vi parteciperanno giovani artisti europei e americani i quali debutteranno davanti a un pubblico internazionale ».
Un colonnino a piede pagina. L’iniziativa non suscitava grande interesse, probabilmente. Tanto è vero che la direzione del Festival aveva acquistato spazi pubblicitari sui maggiori quotidiani. «Spoleto, Festival dei Due Mondi – c’era scritto in grande – dal 5 al 29 giugno spettacoli lirici, di prosa, balletti, concerti, mostre d’arte figurativa, retrospettiva cinematografica». Poi alcune indicazioni “pratiche”: «Per riserve di alloggi rivolgersi all’Azienda Autonoma Cura e Soggiorno di Spoleto, oppure a Chiari–Sommariva spa, agenzie di Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo».
A organizzare il tutto era la “Festival Foundation Inc.”, organizzazione a scopi culturali nata nel 1956 per iniziativa del maestro Giancarlo Menotti. Spoleto fu scelta come sede dopo una laboriosa ricerca. Serviva «una città ove l’aura artistica della manifestazione potesse essere preservata da ogni elemento disturbatore… ove il pubblico si possa recare unicamente per godere l’arte». Spoleto fu giudicato il luogo ideale, per essere «centro di antichissima storia, severo, raccolto, senza svaghi mondani e ancora immune nella sua parte antica dalle chiassose brutture che infestano gran parte del mondo».
C’era però bisogno d’interventi: si recuperarono due teatri, il teatro Nuovo (allora indicato come Opera House) e il Melisso che era un piccolo cinema. Si ristrutturarono e adattarono antichi palazzi per mostre e rassegne.. Persino i lampioni, con lampade al neon, furono sostituiti con vecchi fanali scovati in un magazzino comunale.
Si cominciò con una rappresentazione del Macbeth “da paura”: Luchino Visconti il regista, Piero Tosi lo scenografo, Thomas Schippers il direttore d’orchestra.
Dopo quella prima sera non ci fu più bisogno di comprare  spazi pubblicitari sui giornali.

 

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