Montecchio, Garibaldi sfratta la chiesa

La lapide che a Montecchio ricorda la chiesa demolita
La lapide che a Montecchio ricorda la chiesa demolita e, a sinistra, quella che riferisce perché era stata costruita.

Per fare la nuova piazza intitolata a Giuseppe Garibaldi e realizzare il Monumento ai Caduti, a Montecchio, in provincia di Terni, non ci hanno pensato manco un attimo e, senza esitazione, hanno buttato giù una chiesa vecchia di quattro secoli.

Vabbè che la chiesa era mal messa, ma forse si sarebbe potuto ricorrere a decisioni meno drastiche. Un’antica fontana che sorgeva proprio lì davanti fu almeno smontata pezzo per pezzo e “trasferita” in altro luogo. Della chiesa rimase sul posto, e si trova oggi appesa al muro di piazza Garibaldi in un angolo dirimpetto al municipio, la lapide che ricorda chi, a suo tempo, si dette in bel da fare perché fosse costruita.
E’ scritta in latino, ma la traduzione è agevole.. «La Comunità di Montecchio – vi si legge – con le elemosine della pia gente, eresse e ornò questo tempio in onore della Beata Vergine del Carmine (o del Carmelo che dir si voglia) con l’impegno e la diligenza di don Alessandro Mazzanera, parroco, e di Durante Pontani, nobile tuderte, priore della confraternita del Rosario».
La confraternita nacque dopo che, nel 1573, fu per la prima volta celebrata anche a Montecchio la festa della Madonna del Rosario, proclamata da papa Gregorio XIII il quale cambiava così il nome della Festa della Madonna della Vittoria, a sua volta istituita da papa Pio V per celebrare la battaglia di Lepanto e con essa la sconfitta dei Turchi ad opera dei Cristiani.
La confraternita decise di costruire una chiesa, la seconda del paese che aveva già una parrocchiale. Essa fu realizzata a Piazza del Prato, appena fuori le mura cittadine. La costruzione ebbe termine nel 1615: una chiesa piccola, ad una sola navata, con un campanile e due campane. Nel 1924, più di quattro secoli dopo, la chiesa non era in buonissime condizioni. Il paese, intanto, era cresciuto: nel 1920 il territorio di Montecchio contava circa millecinquecento abitanti, anche se non tutti, ovviamente, abitavano nel borgo. Piazza del Prato aveva cambiato nome da qualche decennio. Era diventata piazza Garibaldi ed era stata inglobata nel centro abitato; su di essa sorgeva il palazzo della Scuola, edificato intorno al 1870 ed oggi sede del municipio, lì trasferito nel 1962.
Una memoria storica andava irrimediabilmente perduta forse anche in ossequio a “direttive statali”, considerato che proprio in quell’epoca i montecchiesi stavano coronando la loro vecchia aspirazione di diventare Comune autonomo, essendo stati fino ad allora una frazione del Comune di Baschi.
Qualcuno, anni dopo, forse spinto da un minimo di rimorso, ha voluto rispolverare quella memoria storica, ricordando, almeno, com’era fatta quella chiesa voluta dalla “pia gente” quattro secoli prima. Ed ecco una nuova, piccola lapide quadrata, affissa a fianco di quella più antica, scritta in latino. «Così era la chiesa citata nella lapide [a fianco] demolita nel 1924 per erigere il monumento ed ingrandire la piazza», si legge. C’è anche, scolpita, la facciata della Madonna del Carmine, che era una chiesa semplice, con una piccola scalinata, due fineste rettangolari ai lati del portale d’ingresso, un piccolo campanile con due campane.
Il monumento citato, che si erge in mezzo alla piazza non è, comunque, il monumento di Giuseppe Garibaldi, ma quello che ricorda i Caduti in guerra.
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