Era dal 1958 che la situazione s’era deteriorata in maniera che pareva definitiva, da quando cioè la “Terni” cominciò a ridurre il numero degli occupati di Morgnano che erano 1.300. Nel 1960 erano diventati cinquecento. Nel gennaio 1960 era arrivato un ulteriore provvedimento che fu scatenante della protesta: 18 perforatori furono allontanati dalla produzione e trasferiti alla Icrot, società di servizi che operava presso lo stabilimento siderurgico di Terni. La protesta finì il 4 febbraio, quando la “Terni” fece sapere che i trasferiti sarebbero restati a far parte dell0organico in forza alla miniera di Morgnano, anche se effettivamente avrebbero prestato servizio alla Icrot. Era l’occasione per porre fine ad una situazione di stallo che non prometteva niente di buono. I programmi di abbandono della produzione di lignite da parte della “Terni” (che aveva deciso già da alcuni anni di procedere in tal senso) non vennero minimamente variati. Nell’agosto dello stesso anno, il 1960, la “Terni” presentò ufficialmente l’atto di rinuncia alla concessione per le ricerche minerarie nello spoletino. Morgnano era di fatto una miniera ormai chiusa.
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