Peppe Scappa, il “pacifista” Corazziere

Tutti la conoscono, dalle parti tra Arrone e Piediluco, la storia di “Peppe Scappa”. O meglio, sono convinti di conoscerla e come spesso accade quando le storie si tramandano attraverso i racconti, c’è sempre chi aggiunge un particolare, oppure lo modifica.
La storia di “Peppe Scappa”, quella vera e così come la tramandano i suoi familiari, ebbe inizio alla fine del 1860, quando l’Umbria fu annessa al Regno d’Italia. La presenza dei piemontesi portò alcune novità, tra le quali la coscrizione obbligatoria. Vale a dire che volentieri o no tutti i giovanotti in età erano obbligati a prestare il servizio militare. A qualcuno il sacrificio sembrava esagerato. Che era quella novità? Col Papa, a fare il soldato di leva non ci si andava mica. E poi: questi piemontesi quanto potevano durare? Non erano pochi coloro che pensavano presto il Papa sarebbe di nuovo tornato a cavallo. Insomma: ma quale militare di leva?

peppe scappa
Giuseppe Marini in divisa di corazziere

Giuseppe Marini, aveva 22 anni, abitava a Castiglioni, frazione di Arrone, ai piedi delle montagne della Forca di Arrone ed all’inizio della strada che dalla Valnerina porta fino al lago di Piediluco. Faceva il contadino. Aveva da pensare al suo campo, al lavoro all’aria aperta, alle occupazioni che cambiavano in contemporanea con le stagioni. Altro che perder tempo a vestirsi di blu e mettersi, magari, uno di quei cappelli col pennacchio: ore e ore impalato a fare la guardia col fucile in ispalla e la baionetta inastata.
Così quando venne il suo turno, Giuseppe, fece orecchie da mercante. Mica staranno ad aspettare a me!, deve aver pensato. E invece sembrò proprio così. Quelli dell’esercito dei Savoia erano testardi e non lasciarono mica correre! Visto che non s’era presentato alla leva andarono a prenderlo. Ma Peppe era uno alto e robusto come una quercia e quando quelli lo afferrarono per le braccia per condurlo con loro, con uno strattone li mise a sedere per terra e scappò, infilandosi nella macchia poco lontana.
Ogni tanto i carabinieri si ripresentavano a casa sua, ma Peppe s’era costruita una capanna in mezzo al bosco ed abitava lì, ormai. A dargli una mano c’erano i paesani di Castiglioni: appena i carabinieri imboccavano la strada da Arrone per Castiglioni, si davano la voce da un campo all’altro fino a che non arrivava al destinatario: “Peppeeee… Scappa!”. E Peppe spariva nella macchia. Fu così che Giuseppe Marini divenne per tutti PeppeScappa, un soprannome diventato eredità della famiglia.
Scappa oggi, scappa domani, ‘sti benedetti piemontesi non sloggiavano mai. Anzi. Diventavano sempre più fissi e sicuri. PeppeScappa non poteva andare avanti a vita a fare il latitante, Così così si decise di fare quelle poche centinaia di metri e passò il confine, avvaindosi verso Roma. Lì governava il Papa, ancora, e non c’era la leva obbligatoria. Però poi – guarda tu com’è la vita! – lui che non voleva fare il militare si ritrovò in divisa, arruolato volontario tra le guardie del Papa. E che divisa! Dato che era alto si ritrovò corazziere.
A Roma, appena arrivato, era diventato uomo di fiducia e curatore delle scuderie di un principe che forniva, secondo l’uso in vigore, un manipolo di guardie al Papa. Fu il principe a convincere Peppe ad offrirsi come volontario.
Quando anche Roma diventò “piemontese”, Peppe era incastrato. Non poteva più scappare, ma per la verità non ce n’era nemmeno bisogno perché per i fuoriusciti, il Regno d’Italia, decise un’amnistia. Giuseppe Marini, però, dovette comparire ugualmente davanti ad un Tribunale, quello di Spoleto, che applicando la legge gli ricordò che l’amnistia poteva essere concessa a patto che lui partisse militare. Che fai? Fu obbligatorio adeguarsi. Lo arruolarono nel battaglione San Marco. Poi, pagato il suo debito con l’esercito, tornò a Castiglioni. POi la sua famiglia, aprì un’osteria e cucina sul valico della Forca di Arrone. C’è ancora. A gestirla c’è un pronipote. E sulla parete, in fondo, c’è il quadro con la foto di PeppeScappa in divisa da corazziere e, scritta in bella calligrafia, la sua storia di “pacifista” mancato.
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Peppe Scappa, il “pacifista” Corazziere

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