Perugia 28 dicembre 1951. Era molto affollato il banco degli imputati alla Corte d’appello di Perugia. Ben trentaquattro tra medici, farmacisti e mutuati implicati in uno scandalo di ricette falsificate. Dopo numerose udienze si arrivò quel giorno alla sentenza di Appello, che faceva seguito alla condanna da parte del Tribunale di Perugia, risalente ad alcuni mesi prima.
Quattro ore durò la riunione in Camera di consiglio ed era ormai il tardo pomeriggio quando il presidente della Corte d’appello, Costantini, lesse il dispositivo di sentenza. Con la quale si dichiarava prima di tutto che gli appelli di alcuni mutuati condannati in primo grado non erano ammissibili.