Perugia 1903: frate scassina la cassaforte del convento, arrestato

Il 19 novembre 1903 fu arrestato il ladro che aveva scassinato la cassaforte del convento di Sant’Agostino a Perugia: era un frate, Celso Faloja, di Sant’Andrea d’Agliano, frazione di Perugia, che da pochi giorni era stato trasferito  a Gubbio.
Il furto, compiuto circa tre settimane prima, aveva fruttato più di novemila lire (quarantamila euro di oggi) tra banconote, monete d’oro e d’argento, medaglie preziose. Quel giorno di ottobre i frati erano usciti dal convento per un passeggiata. Al ritorno trovarono la cassaforte aperta e vuota.
Le indagini si indirizzarono subito verso alcuni pittori e stuccatori che erano stati a lavorare alcuni giorni prima del furto nella cappella del convento. Ma ben presto di stabilì che gli operai non avevano alcuna responsabilità.
C’era poco da ragionare: a quel punto autore del furto poteva essere solo uno dei frati, alcuni dei quali furono messi sotto sorveglianza nonostante le proteste del priore che giurava sulla innocenza dei confratelli.
Uno dei frati sotto controllo era proprio frate Celso che, sembra, fosse stato notato dalla questura di Roma per certe spese non proprio morigerate. Accadde che, in procinto di traslocare a Gubbio, andò a salutare i parenti a Sant’Andrea di Agliano. E fu là che gli agenti della questura di Perugia lo bloccarono, lo perquisirono e poi lo dichiararono in arresto: frate Celso aveva con sé quasi la metà delle refurtiva, per un valore di 4.700 lire. Provò a far finta di cadere dalle nuvole e di non sapere da dove venissero tutti quei soldi, ma cadde in numerose contraddizioni, per cui gli agenti non ebbero dubbi nel far scattare le manette ai suoi polsi.

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