Sant’Agape, una torre con le brache

Paga per l’incuria e la scarsa attenzione, la torre medievale di Sant’Agape. Un bene culturale la cui virtù principale è quella di essere una delle poche testimonianze rimaste della Terni dell’epoca del pieno medioevo. Quando la città, di totti, sembra ne avesse tante da somigliare a San Gimignano.Dopo anni di abbandono la torre di Sant’Agape

minaccia di venir giù, e così le hanno messo le brache. Brache di acciaio che, lo dice la parola stessa, la imbracano e la sostengono. Questione di sicurezza.

La torre medievale di Sant’Agape. A destra: Nel cerchio rosso, la torre e la chiesa di Sant’Agape nella Terni del ‘600 (Vescovado di Terni, affresco part.)

Si pensa ad un restauro? Quello messo in essere è un provvedimento provvisorio? A vedere la portata delle travi di ferro sembra siano state fatte per durare a lungo ed il recupero, nel senso di ristrutturazione, appare piuttosto problematico. Anche perché è di proprietà privata, e la questione va a complicare l’iter burocratico e le possibilità d’intervento, semmai ce ne fosse l’intenzione, da parte del pubblico. Intorno alle brache sono state messe transenne reticolate che rendono impossibile avvicinarsi, ma non impediscono che, i soliti, utilizzino quello spazio per gettarvi lattine di birra vuote, sacchetti di carta acciuffatti, bucce d’arancia. Una bruttura dietro l’altra.
La torre, certo, è ridotta piuttosto male di suo. È stata utilizzata a mo’ di ripostiglio–cantina per decenni. Ed è stata considerata anch’essa, come troppo spesso accade a Terni, come un qualcosa di vecchio più che di antico. Tanto che negli anni l’unica funzione utile alla città sembra sia stata considerata dall’amministrazione comunale quella di luogo ideale per lappicarvi segnali di divieto di sosta e, negli ultimi tempi, d’inizio e fine della zona pedonale. Sono, per fortuna, spariti da qualche tempo i fili elettrici o telefonici che la cingevano in alto, ma sono stati sostituiti da due cassette metalliche grigie che, naturalmente, sono state “appoggiate” alla torre. Tanto…
D’altra parte già parecchi decenni fa, ad un angolo, sui blocchi di pietra sponga, è stata dipinta con vernice bianca e nera l’indicazione della strada: “Chiassuolo Sant’Agape”. Si risparmiò così una targa di marmo, materiale utilizzato in passato per l’indicazione del nome delle vie. Oggi quella scritta è talmente vecchia che ha assunto anch’essa valenza di testimonianza storica ma è ovviamente bisognosa, a sua volta, di una sapiente ritoccatina.
La torre medievale (e la via) nel nome ricorda un’antica piccola chiesa dedicata a Sant’Agape, vergine e martire ternana,che fu tra i discepoli di San Valentino e come lui celebrata il 14 febbraio. La chiesa non esiste più. Si sa soltanto che era attigua a palazzo Carrara. Compare, oltre che nella pianta della città del Gubernari e del Mortier, anche in quella affrescata nel salone del vescovado. Mappe vecchie di secoli.

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