Terni 1913, assessore sotto accusa per corruzione

L’accusa era precisa, ripetuta e circostanziata: Rufo Rossetti, assessore repubblicano al Comune di Terni, era in odore di corruzione. O almeno questo è quel che da giorni andavano ripetendo sulla stampa locale dai socialisti. Era il 22 agosto 1913, quando intervenne la magistratura aprendo un’inchiesta. Furono il procuratore del re di Spoleto, cav. Saluzzi, e il giudice istruttore, avv. Ferro Luzzi a piombare a Terni e dare l’avvio a tutto l’iter: interrogatori, perquisizioni e sequestro di documenti.

accusa
Lo stabilimento della Carburo di Calcio

L’assessore era accusato di essere stato troppo indulgente nei confronti della Società del Carburo di Calcio in merito alla concessione di sfruttamento delle acque del Nera e del Velino per produrre l’energia elettrica. Un concessione troppo onerosa – si diceva – per il Comune e ovviamente vantaggiosa per la società che aveva “ringraziato” l’assessore con novemila lire. Il partito di Rossetti, il partito repubblicano, ribadì la fiducia nel suo rappresentante, il quale comunque si dimise. Sembrava che la questione si stesse concludendo in via amichevole, a parte il diritto dell’assessore di sporgere querela nei confronti degli organi di stampa che a suo dire lo avevano diffamato. L’intervento deciso della Magistratura spoletina (competente per mandamento su Terni) agitò non poco le acque. Numerosi documenti furono sequestrati negli uffici della Società del Carburo e nella redazione del giornale socialista che aveva accusato l’avvocato Rossetti.

Il direttore amministrativo della Carburo di Calcio, il marchese Serafini, riferì che l’avv. Rossetti aveva prestato la propria attività di legale per la Carburo in materia di servitù di passaggio, di occupazione di suolo e via dicendo in relazione alla costruzione della linea di trasporto dell’elettricità prodotta dalla Società e venduta a Roma. Ciò avrebbe dovuto giustificare le novemila lire versate all’avvocato- assessore. L’inchiesta toccò anche la Anglo-Romana società che aveva venduto l’impianto alla Carburo. Certo a porre un pesante interrogativo su tutta la vicenda concorreva il fatto che si stava svolgendo una campagna elettorale particolarmente aspra tra i tre candidati al seggio parlamentare di Terni tra l’uscente, Francesco Faustini (Repubblicano), il radicale avvocato Imperatori e il socialista Pietro Farini

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