Terni 1965: scoppia lo scandalo delle “modelle-squillo”, tre arresti

Ufficialmente era una scuola per indossatrici, ma poi per le cronache cittadine di Terni fu lo “scandalo delle modelle squillo”. Belle ragazze che arrivavano a Terni da varie città d’Italia per seguire corsi da indossatrici, ma che poi venivano indirizzate verso la professione di escort. Fattostà che finirono in carcere l’organizzatore della “scuola”, un commerciante ternano di 37 anni, accusato di favoreggiamento della prostituzione, ratto e corruzione di minorenne, e – come contorno – di truffa, ed un uomo di 35 anni accusato solo del favoreggiamento della prostituzione, la stessa accusa ipotizzata per un portiere d’albergo finito anch’egli al carcere di via Carrara. Erano stati arrestati il 1. febbraio del 1965 ed i primi due erano ancora in carcere quando, il 24 febbraio, si concluse l’istruttoria con una serie di rinvii a giudizio. Il portiere d’albergo era in libertà provvisoria al momento del rinvio a giudizio. Con loro furono inviate davanti al giudice altre otto persone, cinque uomini e tre donne – tutti a piede libero – che furono imputati di atti immorali e di concorso alla realizzazione di film pornografici.

Una vicenda abbastanza variegata, in sostanza, che s’era scoperta qualche tempo prima, quando la questura di Terni rimpatriò col foglio di via obbligatorio una ragazza di Torino. La giovane riferì di essere arrivata a Terni, col consenso dei genitori, per seguire il corso di modella che aveva visto pubblicizzato su un giornale. Una volta giunta nella città umbra, però, invece di frequentare i corsi finì a svolgere tutta un’altra attività, la stessa per cui la questura l’aveva fornita di foglio di via. La “scuola di modella” veniva pubblicizzata in diversi quotidiani, con un annuncio nel quale si prometteva, alla fine dei corsi, il rilascio di un diploma di qualifica professionale per le ragazze, le quali dovevano in ogni modo versare una cospicua somma quale quota di inscrizione.

Per rendere più veritiera la faccenda, il commerciante ternano “anima” di tutto il meccanismo, organizzava anche alcune sfilate di moda, ma la reale attività, secondo le accuse, era quella di avviamento verso la prostituzione. Una condotta ovviamente fuori della legge, così come il fatto di farsi versare dalle ragazze una quota di iscrizione alla scuola, per cui fu infatti rinviato a giudizio anche per truffa.

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