1961, con la Terninoss nasce il sito degli acciai speciali

Una notiziola, nemmeno riportata da tutti i giornali. Le poche righe di un comunicato ufficiale. Era datata New York, 20 settembre 1961. Un flash d’agenzia il quale informava che «Rappresentanti della Terni – società per l’industria e l’elettricità – facente capo al gruppo Finsider, e rappresentanti della United States Steel  Corporation hanno annunciato la costituzione

di una nuova società “Terninoss”, acciai inossidabili S.p.A., che si propone di produrre laminati di acciaio inossidabile in un nuovo impianto che sarà installato a Terni ed entrerà in produzione entro la fine del 1963».

Una notizia passata quasi inosservata nelle pagine finanziarie, ma non alle borse, se le azioni Terni, tre giorni dopo, erano aumentate del cinque per cento.
C’erano tanti significati dentro quell’atto. Per prima cosa la Finsider puntava davvero alla costituzione di un polo degli acciai speciali a Terni. La produzione di acciaio inossidabile si affiancava, infatti, a quella di lamierino magnetico. Anche per quella c’era stato, poche settimane prima, un accordo con un’altra compagnia statunitense, la  Armco. Era l’Italia in cui s’era avviato quel processo espansivo conosciuto come “il boom economico degli anni Sessanta”. Un’economia in veloce crescita trainata dall’industria delle automobili e degli elettrodomestici, le quali richiedevano la disponibilità sul mercato interno di materie prime, di acciai speciali cioè: inossidabile e magnetico prima di tutto. La Finsider si mise in moto per adeguare la produzione siderurgica italiana e metterla in condizione di soddisfare la domanda. E, tra le altre cose, avviò la costruzione del centro di Taranto e puntò su Terni per l’acciaio di qualità. Era lo Stato che si rendeva conto della strategicità di certe produzioni.
La Terni s’espandeva, quindi. Anche se la Terninoss era una società “partecipata”: fifty–fifty con Us Steel, ma lo stabilimento si sarebbe costruito in Italia, a Terni.  L’area su cui impiantare i nuovi capannoni fu individuata in una vasta zona che si estendeva tra la sponda destra del Nera e il tracciato stradale della Valnerina, nel tratto di prolungamento di viale Brin, all’epoca libera da costruzioni. Tra le acciaierie e il nuovo stabilimento c’era una distanza pari alla larghezza della strada che passava in mezzo. Agl’inizi del 1963 i lavori di costruzione dello stabilimento erano in corso per realizzare un complesso produttivo lungo trecento metri e largo novanta; tutto rivestito di metallo lucente.
Per le spese si faceva “ai mezzi” tra la Terni e gli americani; stessa cosa, ovviamente, per gli utili, che ci si aspettava consistenti dato che la capacità produttiva prevista era di 135mila tonnellate l’anno e che l’acciaio prodotto aveva un prezzo di mercato di 1.100 lire al chilo.
Nel 1964 la nuova iniziativa raggiunse il pieno ritmo produttivo, occupando seicento persone.
Il 1964 fu un anno di grande trasformazione per la società “Terni”: il settore chimico fu scorporato e inserito in una società creata ad hoc (la Terni Chimica); il settore elettrico fu nazionalizzato e, seppur in tempi rallentati, passò all’Enel. La produzione di lamierino magnetico era in grande spolvero, anche perché la Terni era l’unico produttore nazionale e copriva l’88 per cento del mercato nazionale.
Si compiva la prima fase di un ammodernamento della fabbrica ternana per antonomasia: la fase che configurava il polo siderurgico degli anni Duemila.Legata al boom economico italiano, che non durò molto. Per il polo siderurgico ternano, le “ristrutturazioni” si succedettero, con interventi, spesso “dolorosi”, combattuti con scioperi, dimostrazioni, proteste.
La produzione di acciaio inossidabile divenne tutta della Terni nel 1987, quando gli americani dovettero tornarsene a casa. La decisione era parte integrante di uno dei tanti piani di “razionalizzazione della siderurgia di Stato”. Rilevata la partecipazione Terninoss la Terni si scisse in tre diverse società: la Terni Acciai Speciali, la Lovere Sidermeccanica, la Attività industriali triestine, mentre la società originaria diventò “Terni Società di Servizi Immobiliari”, poi fusa nel Banco di Santo Spirito.
Quel che è accaduto dopo è noto, com’è nota la fine del magnetico: adesso lo producono in Germania.
Cosa accade per la produzione dell’inox nell’autunno del 2014,invece, è fatto di cronaca. Una comparazione “a palmi” tra i programmi del 1963 e quelli del 2014 basta già a far rizzare i capelli.

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