Todi 1879: ammazza e fa a pezzi il fratello

Il cacciatore, per prima cosa, notò una scarpa. Lì in un dirupo in mezzo ai boschi di Todi dove lui era andato a merle. Cosa strana, ma era niente rispetto alla sorpresa che ebbe quando si avvicinò: dentro la scarpa c’era anche un piede. Chiamò i carabinieri. Si scavò li attorno e vennero fuori altri pezzi del cadavere di un uomo. La morte, si stabilì, risaliva diversi giorni prima. Mancava solo la testa. Erano i primi di maggio del 1879.

Todi Monticello
Una foto recente della piazzetta di Monticello

Il morto, si scoprì ben presto, era Sebastiano Longari, poco più di 40 anni, un contadino abitante a Monticello, una frazione di Todi. Alla scoperta del cadavere e soprattutto nel vedere che l’assassino aveva infierito sul suo corpo i pochi presenti rimasero inorriditi. Solo Tommaso Longari, fratello di Sebastiano, subito avvertito, manteneva un contegno tale per cui sembrava che la cosa non lo riguardasse nemmeno. Un fare che i carabinieri giudicarono strano, anche perché ben si sapeva che tra i due fratelli da sei o sette anni non correva affatto buon sangue.

Scapolo Sebastiano, sposato e padre di due bambine Tommaso, i due abitavano nella stessa casa che era stata divisa in due appartamenti, lì a Monticello. Era la gelosia di Tommaso alla base delle continue liti: era convinto che suo fratello avesse una relazione con sua moglie.

Il fatto acadde il 19 aprile 1879, sabato santo. Tornato a casa alla sera Tommaso non vi trovò sua moglie. Era andata alla funzione nella chiesa di Monticello, le spiegò quando rientrò. “Hai visto Sebastiano?” le chiese Tommaso. “Sì – fu la risposta – era anche lui alla funzione”.

Immediatamente Tommaso andò su tutte le furie, “E’ tempi di farla finita”, sibilò tra i denti e uscì di casa. Armatosi d’accetta andò poco lontano in un posto chiamato Fossa delle Grotte e lì, nascosto, aspsettò che passasse il fratello che quella strada doveva fare per tornare a casa. Di lì a poco, ignaro di tutto, ecco Sebastiano, a piedi. In um attimo Tommaso gli fu addosso, e con un colpo di scure gli spezzò il cranio al fratello. Da ancora segno di vita quando Tommaso con un colpo secco gli staccò la testa dal collo. Poi fece a pezzi il cadavere del fratello e lo nascose in fondo a un dirupo. Non la testa però, che portò a casa con sé, per infierire ulteriormente su quei miseri resti. Al funerale non dette segni di commozione, ma anzi, mostrava un sorrisetto beffardo. I carabinieri perquisirono la sua abitazione: trovarono, nascosti, un coltellaccio, l’accetta e la testa di Sebastiano.

Tommaso, 44 anni, basso e tarchiato, già con qualche precedente per alcuni furti. fu immediatamente arrestato.

In corte d’assose a Perugia, dove fu giudicato, negò ogni addebito, ma i giudici non gli credettero ovviamente e non gli riconobbero alcuna attenuante: fu condannato a morte.

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