In tre anni cinque matrimoni: poi però spariva col corredo

Lui nel matrimonio ci credeva. Ma quale “tomba dell’amore”. Il matrimonio era occasione di arricchimento. E allora glielo spiegò alla sua bella: era tanto convinto che non voleva perdere un minuto di più e pur se la conosceva da poco le chiese di sposarlo. Travolta da tanta passione, ammirata per le belle intenzioni dell’amato lei disse subito di sì. E nozze furono. Nella chiesa di Santa Maria Assunta, a Terni: il Duomo.
Ohibò, doveva essere un gran bel matrimonio quello tra l’avvenente Giuliana, una ragazza originaria di Foligno e Giacomo. Sì, Giacomo. Come Casanova, da cui oltre al nome aveva acquisito pure l’arte del seduttore, del tombeur de femmes. Trent’anni, carnagione scura, capelli ed occhi neri era all’apparenza molto diverso dal maestro. Ma d’altra parte lui non era nato mica a Venezia,ma ad Agrigento. In Sicilia aveva fatto il falegname. Poi, però, scoprì un’altra professione più piacevole e redditizia: quella dello sposo. Convinto era convinto, certo. E a sposarsi s’era trovato sempre bene, tanto è vero che quello con Giuliana era il quinto matrimonio in tre anni. Ah, lui era fatto così: tanta passione poi però si stancava subito e spariva. E in più  prima di andarsene ripuliva borsetta della consorte e portava con sé qualche ricordo: dal “gruzzoletto” nel cassetto del comò al corredo, ai regali di nozze. Rivendeva il tutto e tirava avanti… Nel gennaio del 1946, quando si sposò a Terni, erano ancora tempi grami ed il ricavato non era un granché, ma che ci voleva a sposarsi un’altra volta? Il lavoro è lavoro.
Nel caso della bella folignate, ormai ternana d’adozione, era stato un grande professionista. Aveva fatto tutto per benino. S’era mostrato amorevole e disinteressato; travolto dalla passione. S’era presentato ai genitori di lei, mentre i suoi, vista la lontananza sarebbero arrivati a Terni appena possibile. Ed infatti ancora li aspettano.
Grande festa di nozze e due giorni dopo sparì, con tutto quel che riuscì ad arraffare.
Giuliana non ci rimase tanto bene. Anzi, fu proprio uno choc. Rimase come paralizzata per un paio d’ore, senza emettere parola. La bocca spalancata e gli occhi fissi sulla parete. Poi si scosse e andò dai carabinieri. «In verità m’ha detto che doveva ricoverarsi in ospedale per un intervento – riferì -ma pensavo che scherzasse. Ecché uno si fa operare due giorni dopo le nozze?».
Le indagini cominciarono subito ma per scoprire tutto l’altarino, ci vollero quattro anni. Altro che ex falegname! Giacomo era un abile truffatore. Ed appunto tra il 1943 ed il 1946 s’era sposato ben cinque volte. E sempre in chiesa, e furono sempre matrimoni in pompa magna. Il primo fu celebrato a Bari nell’aprile del 1943. Fu l’unico valido per la legge. Ed in effetti durò a lungo, addirittura due anni. Il 1945 per l’ex falegname siciliano, fu un anno molto faticoso per di più concentrato in quei tre mesi “classici” di primavera che la maggioranza delle coppie sceglieva per coronare il sogno d’amore. Fu costretto ad adeguarsi. Così ad aprile si presentò all’altare a Montereale, in Abruzzo, a maggio ci rifece cavallo a Bari, a giugno andò in trasferta a Pompei.
Poco più di sei mesi dopo eccolo a Terni per le nozze con la signorina Giuliana, tutta orgogliosa di andare in sposa ad
un ufficiale dell’esercito italiano. E già, perché Giacomo, per far colpo, le si era presentato in divisa di tenente di artiglieria.
Matrimonio a gennaio e viaggio di nozze a Roma. Il giorno dopo l’arrivo nella capitale, spiegò alla quinta moglie che doveva essere ricoverato in ospedale per un intervento chirurgico, ma stesse tranquilla: robetta. Sparì con ottantamila lire e tutta la biancheria.
Nel 1950, ricostruita tutta la sua movimentata vita coniugale, tornò a Roma, ma stavolta a Regina Coeli. La Procura della Repubblica di Perugia (manco a farlo apposta, l’8 marzo) lo rinviò a giudizio per bigamia continuata ed aggravata.Come sia andato a finire il processo non è stato riferito sui giornali. Ma forse la giusta punizione sarebbe stata quella di costringerlo a tenere a bada le cinque mogli e, soprattutto, le cinque suocere.

 

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