Usigni, due abitanti e una chiesa del Bernini

«Qui,d’inverno, abitanti uno». Come uno? Fino all’anno scorso erano due, madre e figlia. «Sì ma ‘ntanto la fija ha trovato lavoro fori…». Bene informato, il romano. Lui, la moglie, un figlio di una trentina d’anni e la suocera. Sono le uniche persone che incontri a Usigni, di domenica mattina. Un paesino sui monti della Valnerina. E’ frazione di Poggiodomo. Le case tutte tirate a lucido, ristrutturate. Intonaco fresco, facciate vivaci: arancioni o rosa. Poi le antiche costruzioni, in pietra.

Anch’esse tenute benissimo. Vicino al campanello delle porte d’ingresso, ceramiche portano il nome della famiglia che ci abita. Però è tutto chiuso.Un paese fantasma, sembra. Fortuna i due gatti rossi che s’aggirano sulla piazzetta. Vicino all’unica casa che sembra abitata: c’è fuori una bombola del gas; c’è la legna accatastata;un vecchio coltello è infilato nella terra di un vaso di fiori. Le ante delle finestre sono spalancate e sul davanzale c’è un barattolo che forse contiene miele. Al din don del campanello, però, non risponde nessuno.

Usigni, la chiesa di san Salvatore

Quella è casa di Antonia Giovannetti, l’unica abitante di Usigni che di abitanti, nel 1971 ne aveva 33 e nel 2001 21. «Da oggi siamo di nuovo in due – dice il giorno dopo al telefono Sara Marini, la figlia di Antonia – avevo trovato lavoro a Leonessa, ma da oggi torno ad aiutare mia madre nell’allevamento dei bovini». Nessuno ha aperto la porta, la domenica, non per scarsa fiducia.  «Se lei fosse sceso giù, sotto al paese, fino alla stalla, avrebbe trovato mia madre. Io sono arrivata nel pomeriggio…». Che effetto farà vivere, due donne sole, in un paese deserto?
«Mah – dice Sara -. Noi ci stiamo bene. Ci piace continuare l’attività di papà, scomparso otto anni fa. La sera? La sera si sta qui…Per la spesa, il medico e tutto il resto andiamo a Poggiodomo o a Monteleone. Pochi chilometri. Dopo la nevicata siamo rimaste sette giorni isolate. Nemmeno la televisione… Il digitale terrestre non mandava segnale».
Sara ha 28 anni, Antonia 60. Antonia è consigliera Comunale a Poggiodomo. «Una donna attiva. Sa fare tutto – testimonia la figlia -. Infaticabile. Anche adesso è giù, alla stalla.Sa’, l’allevamento di bovini è quel che ci dà da vivere, anche se non è che ci sia da scialare». Giovane,ma attaccata alle sue radici, Sara. Orgogliosa. «Lo sa no, che qui è nato il cardinal Poli. Che è colui che ha beatificato Santa Rita. Che era importante ai tempi di papa Urbano VIII. E lo sa che c’è qui una chiesa del Bernini?».
E come no? È la chiesa di San Salvatore che proprio Fausto Poli, cardinale molto potente ai tempi di Urbano VIII, fece ricostruire nel XVII secolo. Certo, un intervento del Bernini di quelli fatti un po’ di corsa, semplici. Sembra più opera di un suo allievo o di un suo borgomastro, quella chiesa. Ma la firma è di Bernini. Il cardinal Poli utilizzò a piene mani coloro che  lavoravano alla fabbrica di San Pietro sotto Urbano VIII. Lo fece anche per interventi importanti a Cascia. Fu lui, Fausto Poli, a volere la via del Ferro per far sì che si sfruttassero le miniere di Monteleone di Spoleto. Fu ancora lui a voler  abbellito il suo paese d’origine, Usigni, appunto. Lì sta il palazzo della sua famiglia.
Anche il romano è orgoglioso: «Vede? Quella è ‘a chiesa del Bernini. Mo’ come famo a aprì? Chissà chi c’avrà le chiavi?». Se non ce l’ha Antonia c’è poco da fare. Ma Antonia sta giù alla stalla a lavorare.«D’inverno abbitanti uno – specifica il romano -ma d’estate se ritrovamo in parecchi qqui. È tutta ‘n’artra cosa. Oggi semo venuti su co’ mi’ socera che è nativa de Usigni pe’ dda’ ‘n’occhiata a la casa. Ma lo ggiri er paese, me dia retta. È piccolo ma bbello, curato, tenuto proprio bbene».
Usigni, febbraio 2013
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