Perugia, l’arcivescovo contro una “Crocifissione”

Perugia, 9 ottobre 1959 -Giuseppe Zigaina, con quel quadro della Crocifissione, il premio di un milione di lire seppure a pari merito con lo spoletino De Gregorio, se lo meritava proprio. E così decise la giuria del Concorso di Pittura organizzato nel mese di ottobre del 1959, dalla Provincia di Perugia. Ma il giudizio fu contestato. Da uno degli altri 299 pittori partecipanti? Da qualche critico d’arte? No. Dall’arcivescovo. “Non andate a vedere quella mostra” tuonò rivolto ai fedeli monsignor Pietro Parente che scrisse una lettera al Ministro della Pubblica Istruzione chiedendo la rimozione del quadro dall’esposizione dei lavori partecipanti al concorso. Non solo: dalla Curia partì anche una denuncia per vilipendio alla religione dello Stato.

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Giuseppe Zigaina, “Crocifissione”

Nella lettera di protesta inviata al ministro lamentava “discussi criteri che avevano indotto all’ammissione del quadro in una mostra che comunque appariva di parte”. Quale parte è facile capirlo se si considera che il consigliere della minoranza Dc alla Provincia di Perugia, Giorgio Spitella, aveva presentato un’interpellanza, protestando e chiedendo l’immediata rimozione della tela del pittore Zigaina, un’opera “oltraggiosa” e per di più premiata come vincente. Che v’era rappresentato di tanto “scandaloso”? Eppure la giuria era formata da esperti qualificati tra i quali uno storico dell’arte di indiscusso valore come Giulio Carlo Argan.

Una Crocifissione, appunto. In cui la figura del Cristo (ma tutti i personaggi rappresentati) è più che altro stilizzata. In fondo, tra la folla, c’è un uomo vestito di rosso che guarda la scena con “faccia torva”. E questo all’arcivescovo Parente non andò giù.

La mostra, comunque finì l’11 ottobre e non ci fu tempo di assistere alle reazioni, anche se la polemica continuò per qualche settimana.

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