Il bosco “dello scandalo”, nell’ottobre del 1945, fu scoperto a San Faustino, vicino Massa Martana, provincia di Perugia. In quel bosco, riferirono cronache scandalizzate, “una ventina di fanatici, fra i quali quattro ragazze, praticano il nudismo e il libero amore secondo le strane regole di uno pseudo-taumaturgo romano”.
In effetti si trattava di un personaggio quantomeno originale: “Vestito dimessamente, con una gran barba biblica, egli parlava con accento ispirato, prediceva imminente la morte del Pontefice e affermava di voler redimere il clero romano, a suo avviso tarato da grossi peccati”.
Di mestiere, in origine, il santone faceva il portiere in uno stabile di via Monserrato, a Roma ed era diventato conosciuto come guaritore, finché la polizia non interruppe la sua attività di “impositore delle mani”.
A quel punto decise di cambiare aria e . riferiva il Corriere della Sera – “Mesi or sono, con un gruppetto di fedeli prese dimora in un casolare presso il Villaggio San Faustino… continuando le predicazioni e le guarigioni nelle campagne dove cercava di accrescere il numero dei proseliti. Ultimamente la sua propaganda aveva preso a sostenere del Messia”.
Intervenne monsignor Francesco Pieri, vescovo di Orvieto e Todi che lo incolpò di eresia. Per questo motivo in santone veniva allontanato a mal parole quando si presentava nelle case della zona in cui aveva trasferito la sua attività, cosicché “la setta si è vista costretta a ritirarsi in blocco in un bosco”.
I guai per l’ex portiere non finirono lì: le famiglie delle quattro ragazze hanno denunciarono il fatto alle autorità e in breve tempo la carriera del santone ebbe termine.