Spoleto-Acquasparta: dalla Via delle Pecore alla strada voluta dal parroco

La strada che collega attualmente Spoleto e Acquasparta

Chi oggi dà battaglia  e sollecita la realizzazione di un moderna arteria di comunicazione tra Spoleto ed Acquasparta può trovare un minimo di consolazione nel ricordare che non è la prima volta che questo accade. Oggi la denominazione che si dà a questo futuro, moderno collegamento viario è quello di “Strada delle Tre Valli”, in qualche modo erede, almeno nel tratto tra le due città, di quella “Strada dei Due Mari” di cui si vaticina dalla prima metà degli anni Settanta. Allora, addirittura, si procedette alla costruzione di alcuni viadotti rimasti, per decenni, come monumenti di cemento armato che svettavano in mezzo a campi arati. A celebrazione di certe abitudini italiche di cui oggi, quasi cinquant’anni dopo, si paga il conto.

Al di là della “Tre Valli” Il collegamento stradale tra Spoleto ed Acquasparta, comunque, esiste. E’ la strada che passa per Fiorenzuola, inerpicandosi in mezzo ai monti con una serie di curve e controcurve le quali _ va detto _ fanno la felicità degli appassionati delle escursioni in motocicletta.

La lapide che ricorda mons. Arcangelo Laureti

Lungo questa strada, fissata su un muraglione di pietra a faccia vista, c’è una lapide: «O viatore _ si legge _ che lietamente procedi per questa pittoresca e dilettosa arteria tra l’incanto di leggiadri panorami e di alpestri silenzi, tu non sai quante fatiche, quante lotte e quanti affanni essa costò al suo valoroso propugnatore che n’ebbe logora la salute, abbreviata la nobile esistenza». Ovviamente è al “valoroso propugnatore” che la lapide è dedicata. Si tratta  del «Chiarissimo e reverendissimo canonico della cattedrale di Todi Professor dottor Arcangelo Laureti, animo generoso e lucido intelletto, adorno di molta e varia dottrina, miracolo di operosità ispirata al bene e al progresso della Patria».

Il canonico Arcangelo Laureti (di cui è difficile trovare tante notizie biografiche) si impegnò così tanto perché la strada fosse costruita da ricorrere al proprio portafogli, fornendo un forte contributo in danaro per le spese necessarie. E lo testimonia quella pietra: «Volle costrutta pur con suo danaro questa strada montana per unire nel comune interesse di due popolazioni i tranquillo rifugio del principe Federico Cesi insigne precursore della botanologia moderna alla capitale del potentissimo ducato Longobardo ch’ebbe nelle mani le sorti d’Italia».

Un impegno così gravoso che al canonico Arcangelo Laureti non solo costò caro materialmente, visto che si trovò con le casse personali semivuote, ma anche in salute. Ed in effetti, nato nel 1878, egli morì nel 1916, a soli 38 anni.

La lapide è stata posta nel 1961, da «Amici e ammiratori nel primo centenario dell’unità politica d’Italia alla memoria del fervido patriota e del cittadino benemerito».

Non va sottovalutato il richiamo, compiuto attraverso il ricordo di passate grandezze storico-culturali, al legame tradizionale, atavico tra Spoleto ed Acquasparta: un piccolo esempio, ma indicativo, è che la Cassa di Risparmio di Spoleto, rifondata nel 1896 dopo un infelice fallimento, quando nel 1913 decise di aprire un’agenzia fuori di Spoleto, come prima piazza scelse proprio Acquasparta. E specialmente allora i contatti con una banca, da parte della gente, c’erano solo se c’era una profonda fiducia in ciò che essa rappresentava.

Quella strada ancor oggi esistente, nel 1913, era stata già terminata; ma non è certo stata la prima a collegare i due versanti del crinale montuoso che separa la vallata in cui sorge Spoleto da quella  percorsa dalla strada Tiberina. Strade e sentieri sono esistiti lì da sempre ed erano percorsi utilizzati soprattutto per la transumanza. Non è un caso che sia conosciuto come “Via delle Pecore” quel tracciato che assunse una certa importanza dopo la costruzione della consolare Flaminia. Quella strada cioè che, denominata via Romana, collegava i due diverticoli in cui essa si divideva (e si divide) a Narni: il primo per Carsulae, Acquasparta, Massa Martana e Bevagna e l’altro per Terni, Spoleto, Foligno.

La via Romana, o “delle Pecore”, che toccava Macerino ed Acquasparta, permetteva a Spoleto di essere collegata con il Tuderte e l’Orvietano e quindi anche con la Maremma.

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