1938, la Terni colosso dell’energia elettrica

Nel 1938 la Terni Elettrica aveva prodotto un miliardo e 224 milioni di chilowattora: l’8 per cento della produzione nazionale. Fu un dato riferito con un certo orgoglio all’assemblea Finsider del 6 luglio 1939. E col nuovo piano autarchico per l’energia elettrica la “Terni” avrebbe considerevolmente aumentato la produzione, si annunciò.

Una relazione, quella della Finsider, che è utile a tracciare i contorni dell’attività elettrica della “Terni”, che, nata come produttrice di acciaio, aveva allagato i propri interessi alla produzione di energia, di fertilizzanti, di lignite, di laterizi…

La diga del Salto

Il business dell’energia elettrica stava diventando sempre più “interessante” ed ancora sarebbe stato possibile incrementare gli impianti in attività. Che si trovavano tutti nel bacino Nera-Velino e comprendevano sei centrali con una potenza installata di 275.000 kW. “e  la cui produzione di energia arrivò in questi ultimi anni a quasi 1.100 milioni annui . Il complesso di questi impianti si basa esclusivamente sullo sfruttamento delle portate naturali dei fiumi Nera e Velino con esclusione di qualsiasi regolazione stagionale delle acque”, informava la Finsider che continuava: “Il programma di lavori in corso di attuazione sull’Alto Velino si propone appunto principalmente di creare, oltre ad un nuovo quantitativo di energia, una importante regolazione stagionale degli impianti esistenti con il conseguente miglioramento nella distribuzione annuale della relativa energia”. Qual era il programma dei lavori?  Ancora Finsider: “Detto programma comprende la costruzione di due serbatoi stagionali con una capacità complessiva di 426 milioni di meri cubi (saranno i laghi del Salto e del Turano, ndr) e di una centrale in località Cotilia, pressi Cittaducale. Un complesso che avrà una potenza installata di 70.000 kW ed una producibilità 250 milioni di kwo annui valorizzando inoltre l’intero quantitativo di energia già disponibile”. Ma già si riteneva che i lavori progettati non sarebbero bastati per i futuri bisogni di energia per cui la Terni “ha iniziato un ulteriore programma di impianti per l’utilizzazione delle acque del Vomano e affluenti: si costruiranno così due centrali che dovranno complessivamente una potenza installata di 260.000 kW e che saranno inserite su una grande  linea a 230000 volt… che allaccerà direttamente Terni con Napoli costituendo il prolungamento tra gli impianti alpini e quelli della Terni”.

 

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