1955, a Perugia congresso dei giovani Psi: proposta l’apertura verso Pci e Dc

La presidenza del congresso

Si scelse Perugia, la Sala dei Notari, quale sede del terzo congresso del movimento giovanile del Psi: 400 delegati, in rappresentanza di circa settantamila iscritti; delegazioni giovanili socialiste di diversi Paesi europei.

Il congresso si aprì alle 16 del 30 giugno con l’intervento di Francesco De Martino che portava gli auguri di buon lavoro a nome del partito e col benvenuto del sindaco socialista di Perugia, Alessandro Seppilli del segretario della Federazione Socialista, Vittorio Cecati, el segretario dell’Anpi . Quindi spazio alla relazione del responsabile nazionale del Movimento giovanile socialista Emo Egoli, chiamato all’incarico un paio di mesi prima dopo il XXXI congresso del Psi.

Emo Egoli

Era un periodo, quello della primavera del 1955, che vide i movimenti giovanili dei maggiori partiti italiani particolarmente impegnati . In quello stesso mese di giugno si erano tenuti i congressi del giovani Dc (riuniti a Firenze) e della giovanile del Pci (a Milano). In entrambe le occasioni furono presenti  delegazioni del  movimento giovanile socialisti. Una presenza considerata “come argomento essenziale di discussione – scrisse l’Avanti! – da parte degli uni, i giovani democristiani,  per riconoscere l’importanza e la serietà del nostro movimento e la necessità di approfondire i contatti… e degli altri, i comunisti, per quella fraterna amicizia e solidarietà che mai è venuta meno”. Per questo i quattro giorni del congresso di Perugia – continuava l’Avanti! – “serviranno a mettere a fuoco la linea che il movimento   giovanile socialista dovrà seguire in futuro e studiare i metodi per migliorare gli strumento di lotta per rendere sempre più consapevoli i  giovani del grandi compiti che li attendono”. Un convegno cui, sottolineava il giornale del Psi,  i giovani Dc guardavano con molta attenzione  a “conferma che il tema del dialogo coi cattolici” si dimostrava valutato con interesse.

Al congresso parteciparono, comunque, delegazioni di quasi tutti i movimenti giovanili italiani dai comunisti a Unità Popolare, dai democristiani ai liberali, dai socialdemocratici ai federalisti, oltre alle commissioni giovanili dei sindacati e dell’Anpi, e di organizzazioni giovanili straniere: della Germnia occidentale, della Francia, Finlandia, Austria, Polonia, Israele. Al centro della relazione di Emo Egoli fu la tesi secondo cui il socialismo si stava avviando verso una forma di intelligente collaborazione “con tutte quelle forze laiche o cattoliche che, seppure ideologicamente lontane dalla posizioni del movimento Psi, hanno  identiche vedute in materia sociale e prospettano le medesime soluzioni di alcuni gravosi problemi della vita nazionale. Aprire un dialogo con le forze cattoliche – è quel che proponeva quindi il Movimento giovanile del Psi, “ma non escludendo altri movimenti giovanili antifascisti che possono dire – affermò Egoli – qualcosa di utile, sempreché si liberino dalla tutela conformistica dei propri dirigenti. Ad essi – continuò – diciamo di svolgere una funzione coerentemente democratica raccogliendo le istanze di rinnovamento che i, popolo e la gioventù pongono così vivacemente”. D’altra parte la questione era stata al centro del dibattito al congresso del Psi di Torino, che si era svolto a marzo di quello stesso 1955.

“Il problema principale – spiegava Egoli – è porre  con forza l’esigenza di inserire la gioventù nella politica del paese portandola, come mai è stato ad occuparsi delle cose dello Stato e dell’amministrazione dei beni pubblici. Ciò – aggiungeva – per rompere una conformistica affermazione borghese, secondo la quale la gioventù ha solo una funzione avveniristica”.

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