L’urgenza di un intervento era stata segnalata già durante il mese di ottobre del 1948: il rosone centrale della facciata del Duomo di Orvieto presentava danni piuttosto seri. Il 25 agosto del 1949, finalmente, arrivò l’autorizzazione dal Ministero competente, che allora era quello della Pubblica Istruzione, a mettersi in movimento. La soprintendenza ai Monumenti di Perugia fu così invitata a prendere contatti con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze perché si desse il via ai lavori di restauro.
Quel rosone aveva creato problemi già nei secoli precedenti, tanto è vero che era stato rinforzato con un’armatura di ferro, a sua volta successivamente ulteriormente rinforzata. Ma evidentemente la “cura” non funzionava:oltretutto col passare del tempo larmatura metallica si era deteriorata e alcuni parti in marmo si erano spezzate.
Così come nel 1948 riferiva una relazione tecnica del professor Alfredo Barbacci, nella quale si riferiva che “Causa del peso dell’opera, l’eccessivo numero di elementi che la compongono, e l’azione delle intemperie… col tempo le giunzioni si sono allentate, provocando dissesti locali e l’appanciamento del traforo marmoreo, che si è spostato verso l’interno del tempio sino alla misura massima di cm.9”.
I lavori di restauro cominciarono nell’ottobre e del 1949. Il risone fu smontato pezzo per pezzo e ricomposto a terra. A maggio del 1950 poté essere rimesso al suo posto, restaurato.
Fonte. Ministero dei Beni Culturali, Bollettino dell'Arte
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