I fatti avvennero nel novembre 1948. La vicenda apparve subito ingarbugliata agli inquirenti. Il boscaiolo Costantino aveva riferito che la morte della moglie Pierina, 34 anni, madre di tre figli e incinta di quattro mesi, era dovuta ad un tragico incidente. Lui, Costantino, aveva sì spiccato il fucile da caccia dal chiodo in camera da letto e l’aveva puntato al viso della moglie. Ma il suo voleva essere solo uno scherzo. Solo nel premere il grilletto, infatti, si rese conto che il fucile non era scarico come credeva. “L’ha caricato mio nipote, ma io non lo sapevo”, spiegò.
Nei giorni successivi, però, la testimonianza del nipote e di un “garzone” che lavorando per Costantino abitavano nel suo stesso casale di campagna, fecero sì che il boscaiolo finisse in manette. Era emerso, tra le novità, che egli era rincasato a tarda sera e s’era subito recato in camera da letto, dove Pierina dormiva insieme al figlio più piccolo che aveva quattro anni. “Te l’ho promessa un schioppettata e te la dò”, lo avevano sentito dire alla donna i due testimoni. Poi lo sparo. Uno solo. Pierina morì all’istante.
La Corte d’Assise di Spoleto, comunque, sentenziò che di omicidio colposo s’era trattato. E condannò Costantino a sei anni di carcere .
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